Tutto il circondario si trovava quella mattina attorno a Nazareth per salutarlo. Aveva solo 15 anni, ma stava per lasciare casa e il livello emotivo era paragonabile a quello della recluta che abbandona i cari per andare a combattere in qualche remoto angolo di mondo. In realtà, Naz stava solo andando a inseguire un sogno, quello di diventare un giocatore di basket. Era già noto per essere un buon giocatore, ma nulla di trascendentale. Cresciuto a Missisauga, vicino Toronto, in Canada, aveva chiaro soprattutto un concetto, quello di dover attraversare il confine e scendere negli Stati Uniti, misurarsi ad un livello più alto per capire cosa potesse diventare nel basket. Un destino paragonabile a quello di tanti ragazzi canadesi soprattutto della sua generazione, ovvero non dimenticati come i predecessori, i giocatori di quando il Canada era solo hockey, ma neppure fortunati come quelli di adesso. Loro facevano parte della terra di mezzo, prodotta della presenza in Canada dei Toronto Raptors e della crescita del movimento dei giocatori locali guidata da Steve Nash. Ma comunque costretti a farsi vedere negli Stati Uniti. Ed è quello che Naz Mitrou-Long ha fatto, le valigie, e a bordo di un aereo è andato oltre confine. A salutarlo però c’era tutta la famiglia. C’erano i vicini. E in un angolo Georgia Mitrou, la mamma. Origini greche, figlia di emigranti di Sparta, e sposata con Jersey Long, un atleta di livello mondiale nella kickboxing, campione canadese e una volta sfidante del grande Rick Roufus, che nel 1992 a Montreal lo liquidò per K.O. tecnico. Nella palestra del padre, dove era stato allestito un campo da basket, Naz si innamorò del gioco. Il padre lo vedeva combattere contro ragazzi grossi il doppio e capì che aveva talento. Ma doveva andarsene. Oltre confine.

Missisauga è una specie di appendice di Toronto, adagiata sul Lago Ontario, è la terza municipalità dello stato, con 800.000 abitanti. I Raptors 905, la squadra della G-League controllata dai Raptors giocano proprio a Missisauga e hanno di fatto cancellato la squadra locale che faceva parte della lega canadese. Passare da Missisauga, dove vivono tantissimi canadesi di origini italiane, agli Stati Uniti non è un trauma culturale, ma è durissima se hai 15 anni e ti trovi improvvisamente solo. Naz ha pianto tanto in quel periodo e speso di più in telefonate a casa. Ma ha tenuto duro.

La prima tappa della sua avventura fu Montrose Christian Academy nel Maryland, a Rockville. Giocava insieme a due futuri giocatori NBA, Justin Anderson adesso a Memphis e Terrence Ross che ora è a Orlando. Un anno dopo, si trasferì nel Nevada alla Findlay High School, vicino Las Vegas, a quei tempi una sorta di “basketball factory” nella quale ha giocato anche Amedeo Della Valle. A Findlay, aveva un altro canadese tra i compagni di squadra, Anthony Bennett che sarebbe stato scelto al numero 1 del draft NBA. Lo volevano numerose scuole di medio-alto livello, come Miami, Rice, Dayton, Creighton, ma Fred Hoiberg andò a Missisauga per reclutarlo sbaragliando la concorrenza. Naz sarebbe andato a giocare per lui, a Iowa State.

Naz Mitrou-Long quando giocava ad Iowa State

Nei suoi anni ad ISU, i Cyclones erano una squadra di alto livello, che ha prodotto tanti professionisti di livello. Il primo incontrato da Mitrou-Long non ha mai giocato nella NBA, ma è una figura leggendaria nel basket europeo, Will Clyburn. Era al suo ultimo anno nei Cyclones, era una star. Naz da freshman si limitò ad imparare il mestiere. Nel secondo anno diventò un eccellente sesto uomo da 7.1 punti per gara in 20 minuti. Ebbe il suo primo vero momento di gloria nel febbraio del 2014 a Stillwater, Oklahoma, dove Iowa State aveva vinto per l’ultima volta nel 1988. Nel secondo supplementare, ricevette un passaggio da DeAndre Kane, sotto di tre, con meno di due secondi da giocare. Mitrou-Long caricò il tiro e, centrando il bersaglio, portò la sua squadra al terzo overtime, che vinse di uno. Un mese dopo, contro lo stesso avversario, ma in casa, in transizione segnò ancora la tripla del pareggio.

Da junior diventò un titolare, 10.1 punti a partita e il 39.1% nel tiro da tre. Tra i suoi compagni di squadra aveva Georges Niang che poi avrebbe ritrovato nella NBA a Utah e ora gioca a Philadelphia; Nick Weiler-Babb, la guardia del Bayern Monaco, e soprattutto Monte Morris, il playmaker appena passato ai Washington Wizards che lo obbligava a giocare da guardia. La stagione decisiva doveva essere quella da senior, ma ebbe un infortunio all’anca e dopo otto partite decise di mollare per non perdere l’eleggibilità, guarire e tornare più forte l’anno dopo. Nel frattempo, Hoiberg che l’aveva reclutato era andato nella NBA a Chicago e l’allenatore di Iowa State era diventato Steve Prohm. Ma la promessa fatta a sé stesso non venne disattesa. Da senior, Mitrou-Long era nella miglior condizione atletica della sua vita, aveva la squadra in mano e segnò 15.1 punti di media (high di 37 contro Drake) con 4.6 rimbalzi oltre al 38.4% nel tiro da tre.

Rendimento alla mano avrebbe dovuto essere scelto, ma nei draft si guarda molto al potenziale dei giocatori e Mitrou-Long aveva quasi 24 anni. Nessuno decise di investire su di lui. I Sacramento Kings lo chiamarono a giocare nelle leghe estive, ma non lo tennero. A firmarlo furono gli Utah Jazz. Per due anni è rimasto lì, con numerose apparizioni nella G-League. Come al college aveva avuto la pazienza di aspettare il proprio turno per dimostrare le proprie qualità, anche nella NBA aveva deciso di attendere. Solo cha ai Jazz la concorrenza era spietata, da Donovan Mitchell a Mike Conley. Dopo due anni, venne rilasciato. Nell’estate del 2019 firmò per Indiana trovandosi alle spalle di Malcolm Brogdon per un anno. Giocò bene soprattutto a Fort Wayne nella G-League, dov’è tornato nel 2021. Alla fine, ha ceduto e accettato di ripartire dall’Europa.

La stagione di Brescia è nota: partito con qualche difficoltà comprensibili, ad un certo punto si è sbloccato formando con Amedeo Della Valle una coppia affiatata di grandi attaccanti e realizzatori. Più finalizzatore l’italiano, più costruttore lui. È stato nominato rookie dell’anno che, avendo lui 29 anni, è una definizione che fa sorridere. Ma ha giocato a livelli altissimi, finendo come terzo realizzatore della lega italiana e ottavo passatore. Nei playoff, è stato primo in ambedue le statistiche e la sua ultima partita della stagione, a Sassari nei playoff, con Della Valle infortunato, ha segnato 38 punti. Uomo mercato, come si dice in questi casi, ha scelto di salire di livello a Milano. La storia prosegue da qui, nel posto in cui “nessun traguardo è troppo alto”.

Contro l’Olimpia nella semifinale di Coppa Italia

Naz Mitrou-Long

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