Olimpia contro Reyer è una sfida tra prima contro seconda e basterebbe già questo – oppure il fatto che sia la rivincita della semifinale scudetto di un anno fa – per farne un appuntamento da non perdere. Ma è anche una sfida sentimentale tra due società storiche. La Reyer Venezia ha vinto due scudetti prima della Seconda Guerra Mondiale interrompendo il dominio della triade Trieste-Roma-Milano. La grande stella di quella Reyer era Sergio Stefanini, detto il Caneon, il primo giocatore moderno della storia del basket italiano perché era un atleta (correva i 400 piani, saltava in alto), tirava in sospensione e sapeva usare il tabellone. Stefanini, che era mezzo brasiliano e nel dopo guerra giocò nella Fluminense in Brasile, successivamente sarebbe stato un giocatore leggendario dell’Olimpia, un Hall of Famer.
Stefanini aveva poco più di venti anni quando esplose nella Reyer. Avrebbe forse vinto un terzo scudetto nel 1944 quando il titolo non venne assegnato (Venezia vinse il concentramento finale ma solo le squadre di Trieste riuscirono a presentarsi; il Borletti – 6-0 nella fase eliminatoria – non ce la fece). Poi andò in Brasile e tornò in Italia nel 1948. Fece un campionato con la Reyer, che arrivò terza dietro Bologna e Varese. Nell’estate successiva passò al Borletti che nel frattempo si era fuso con l’Olimpia di Adolfo Bogoncelli. Lui, Ricky Pagani, Giovanni Miliani, Cesare Rubini nei panni di allenatore e giocatore erano le stelle della squadra. Stefanini fu il secondo cannoniere del campionato dietro il triestino Romeo Romanutti: l’Olimpia comprò anche lui. Vinsero quattro titoli consecutivi e Stefanini fu capocannoniere quattro volte di fila. Romanutti fu tre volte secondo. Il Caneon vinse sette scudetti in carriera, giocò due Olimpiadi, nel 1948 e nel 1952, poi si ritirò. Aveva un’offerta dal Real Madrid ma rinunciò. Volevano lui e Sandro Gamba, uno si sentiva troppo vecchio e l’altro era troppo giovane. Ma Stefanini ha avuto successo anche nella vita, nel post-basket. E’ morto nel 2009, a 77 anni.
Lui e Gabriele Vianello, detto Nane, sono stati i più grandi veneziani di tutti i tempi. Nato nel 1938, restò alla Reyer fino al 1959, poi passò alla Motomorini Bologna e quindi all’Ignis Varese. Vinse uno scudetto a Varese ma poi venne convinto a passare a Milano sulla sponda nemica. Il Presidente di Varese, Giovanni Borghi, non la prese bene e ne bloccò il trasferimento stoppandolo per una stagione. Nel 1962 arrivò al Simmenthal dove ebbe cinque stagioni tra i primi dieci realizzatori del campionato, segnò 67 punti in una partita, vinse la Coppa dei Campioni del 1966 segnando 40 punti al Real Madrid nella sfida decisiva che qualificò l’Olimpia per le Final Four di Bologna. Vianello era un’ala mancina, stile Bodiroga, grande tiratore. Nel 1967 dopo l’ultimo scudetto lasciò Milano e tornò alla Reyer per finire la carriera, ma aveva ancora molto da dire.
Stefanini e Vianello sono stati i due più grandi giocatori veneziani ma la loro storia è anche la storia dell’Olimpia cui hanno dato in coppia dieci scudetti. La partita di domenica è anche un omaggio all loro grandezza.