Nonna Betty ha fissato l’asticella delle aspettative così in alto da rendere impossibile valicarla. La figlia Vanessa, che di Quinn Ellis è la mamma, lo scorso maggio dopo aver vinto il titolo britannico da allenatrice della Sheffield Hatters ha alzato il “Betty Codone Trophy”. Betty Codone, appunto: la mamma di Vanessa e la nonna di Quinn Ellis.

Tutto cominciò più di 60 anni fa quando Betty Codone era una giovane insegnante di educazione fisica a Sheffield, con la passione per uno sport molto poco britannico come il basket. Le sue allieve però la seguivano. Il loro problema era che non avevano squadre contro cui giocare. Tentavano di affrontare squadre maschili e naturalmente perdevano sempre. Così, un giorno Betty scrisse la lettera che avrebbe cambiato tutto. Era indirizzata alla rivista della federazione britannica. Betty chiedeva se esistessero nel Regno Unito squadre femminili contro cui misurarsi. La risposta fu negativa, non c’era una sola squadra femminile in tutta la Gran Bretagna, ad eccezione delle Sheffield Hatters di Betty Codone. Ma la lettera smosse qualche coscienza. La rivista della federazione incoraggiò la formazione di squadre femminili. In breve, le Hatters non solo ebbero delle avversarie da affrontare ma anche un campionato da disputare. Il primo anzi lo persero: vinse una squadra di Londra, superiore fisicamente con tante ragazze alte nel roster. Ma non durò a lungo. Quando Betty Codone si ritirò nel 2009, le sue Sheffield Hatters di cui è stata fondatrice, presidente e allenatrice per oltre 500 partite, avevano vinto 40 titoli nazionali. L’ultima impresa di Betty Codone è stata salvare le sue Sheffield Hatters dal COVID che aveva messo a forte rischio la loro esistenza.

Quando tua nonna è stata la fondatrice della prima squadra femminile di un paese come la Gran Bretagna, squadra che ha allenato per anni con ineguagliabile successo, quando tua nonna è stata di fatto la regina madre del basket femminile britannico, superarne gli standard è impossibile. Non importa quanto Ellis proverà a farlo. “Mia nonna è una leggenda“, dice Quinn. Betty Codone, è morta a 83 anni nel 2022; la figlia Vanessa, ex giocatrice, allena le Sheffield Hatters e fa parte da anni del coaching staff della nazionale femminile britannica. L’altra figlia Loraine è la general manager delle Hatters. La figlia di quest’ultima, Georgia (cugina di Quinn), che ha giocato in America, a Central Florida, è la miglior giocatrice delle Hatters, è stata MVP della finale del 2025, ed è da anni una delle colonne della nazionale britannica. In questo contesto, all’interno della famiglia reale del basket femminile britannico, Quinn Ellis è come se avesse aperto la “sezione maschile”.

Quinn in realtà non ha cominciato subito con il basket, “anzi, da piccolo ho fatto tanti sport, ho giocato a cricket, ho nuotato, ho giocato a calcio fino a 14 anni. Poi ho deciso di concentrarmi solo sul basket. Era lo sport che mi veniva meglio, ma soprattutto era una questione di famiglia, quindi è stata una scelta naturale”. Cricket e calcio, sport tipicamente inglesi, poi basket che invece in Gran Bretagna non sfonda. “Non ho una ragione, non abbiamo ancora trovato il canale giusto ed è un peccato perché tantissimi ragazzi giocano a basket, c’è talento e ci sono possibilità ma non il cammino giusto”, dice Ellis. Secondo una recente ricerca, il basket è lo sport più praticato in Gran Bretagna dopo il calcio. Ma succede a livello amatoriale, giovanile. Manca il vertice, “manca una lega”. “Io – racconta Quinn – immaginavo di trasferirmi a Londra in un’accademia dopo aver debuttato bene nella Nazionale Under 16. Anzi, ci sono andato una settimana. Era il 2019. Poi c’è stato un giro strano: una giocatrice della squadra di mia madre ha messo in contatto Capo d’Orlando con quello che ora è il mio agente che mi proposto di andare in Italia invece che a Londra. Sono andato a fare un tentativo a settembre, poi a ottobre mi sono trasferito. È stato difficile perché ero giovane, nessuno lì parlava inglese, facevo fatica anche al supermercato, è un posto piccolo, in Sicilia, pochi abitanti e guardando i palazzi mi sembrava fossero qualche anno indietro. Ma sono stati tutti super. Mi hanno aiutato dal primo giorno. All’inizio, magari, ho avuto la tentazione di andare via, di tornare a casa, ma mi sono sempre detto che per diventare un professionista, che era il mio sogno, mi sarei dovuto sacrificare. Ed è quello che ho fatto”.

Dopo Capo d’Orlando, si è fatta viva Trento e Trento l’ha mandato in prestito a Casale. “Quando ero in A2 non mi aspettavo di giocare tanto come invece ho giocato. Quello è stato il momento in cui ho pensato che forse ce l’avrei fatta, che il basket sarebbe diventato la mia professione. I due anni di Trento poi sono stati decisivi: mi hanno dato spazio, la possibilità di giocare, migliorare, sbagliare e infine anche vincere. Lo scorso anno, ad esempio, eravamo un gruppo speciale e vincere la Coppa Italia, soprattutto per un ragazzo come Toto Forray che è lì da 15 anni e finalmente ha alzato un trofeo, è stata una gioia indescrivibile. Poi sono stato MVP quindi, sì, è andata davvero bene”.

Quinn Ellis: la sua tripla contro Bologna, il biglietto da visita

Nel 2023, si è anche dichiarato per i draft NBA. “Sono rimasto in America due mesi, prima i workout con tante squadre poi la summer league con Portland. Viaggiavo ogni due giorni, praticamente andavo da una parte all’altra del paese. È stato impegnativo però mi ha aiutato a crescere. Anche vedere come me la cavavo contro giocatori più forti e più talentuosi dall’altra parte dell’oceano. Penso sia stata una finestra per vedere come fosse quel mondo”. Nel frattempo, è diventato anche una sorta di giovane guida della nazionale britannica. “Per me giocare in nazionale è ancora più importante perché nella mia famiglia tutti hanno giocato in nazionale, mia nonna, mia zia, mia cugina, tutti, quindi mi sento investito di una responsabilità e spero in futuro di poterne diventare il leader”, dice Ellis.

Adesso c’è Milano, con l’esordio nella Supercoppa condita dal canestro da tre del pareggio nella semifinale con Bologna, la partita in cui si è conquistato la fiducia dei compagni come ha detto Coach Messina: “Per me è una sfida, però sono pronto a imparare. Qua ci sono giocatori esperti, ogni giorno provo ad imparare da loro. Non vedo l’ora di giocare in questa EuroLeague perché mi dirà a che punto sono, dove devo crescere ed è quello che cercherò di fare nei prossimi mesi. Come giocatore penso di essere esplosivo, mi piace giocare in transizione, in campo aperto, mettere in ritmo i compagni e usare tutta la mia energia”.

Quinn Ellis in Supercoppa

Quinn Ellis

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