Nei 14 anni in cui il premio di MVP di EuroLeague è stato assegnato ufficialmente solo un giocatore l’ha vinto due volte: Anthony Parker se lo assicurò nei primi due anni di istituzione. Giocava nel Maccabi, vinse due volte l’EuroLeague e si trasferì nella NBA per giocare a Toronto e Cleveland. Parker è stato il primo e unico americano ad aver vinto il trofeo. Può sembrare un’anomalia – anzi lo è – ma è anche la realtà. Il basket è uno sport dominato dagli americani, anche in Europa, da sempre, ma in EuroLeague dopo Parker nessuno di loro ha ricevuto tale onore. 12 giocatori hanno vinto il titolo una volta. Quasi tutte le grandi star del basket europeo hanno vinto il trofeo, ad esempio Dimitris Diamantidis, Milos Teodosic, Sergio Rodriguez, Vassilis Spanoulis, Nando De Colo, Sergio Llull fino a Luka Doncic l’anno passato. Ma nessuno l’ha fatto due volte. Per capire quanto sia esclusivo il premio: non l’hanno mai vinto Rudy Fernandez, Andres Nocioni, Nick Calathes, non l’hanno mai vinto Alexey Shved, Toko Shengelia, Georgios Printezis, Ante Tomic e Jan Vesely. Quest’anno potrebbe vincerlo, Mike James? Sarebbe il primo MVP di una squadra italiana, il primo MVP americano dopo Anthony Parker, il più piccolo MVP della storia. Ci sono candidati di grande prestigio, soprattutto Nando De Colo e Jan Vesely, forse Anthony Randolph del Real Madrid o Will Clyburn del CSKA. Ma Mike James è un candidato legittimo, al termine della migliore stagione della sua carriera. Perché merita il trofeo?

Continuità: Mike James non ha veramente sbagliato alcuna partita. E’ sempre andato in doppia cifra, ha quasi sempre distribuito almeno cinque assist e l’ha fatto producendo una stagione da oltre 1.000 minuti di impiego, un utilizzo massiccio determinato in parte dal suo rendimento e in parte dalle assenze di Nemanja Nedovic che – prima che arrivasse James Nunnally – l’hanno obbligato ad una sorta di superlavoro.

Numeri: Mike James è in corsa per vincere due delle classifiche individuali più importanti, punti segnati e valutazione. Quest’ultima è una statistica da “big men” perché premia i grandi numeri e penalizza gli errori. I lunghi segnano, catturano rimbalzi e sbagliano pochi tiri. Raramente il migliore nella valutazione è un piccolo. James potrebbe esserlo. Finirà secondo negli assist dopo il più grande specialista delle ultime stagioni, il suo ex compagno Calathes. Finirà tra i primi 10, forse nei primi cinque, nelle palle rubate. Ha stabilito il record personale di punti in una gara con 31 e l’ha fatto contro il Fenerbahce. Ha segnato 20 punti in un quarto alla difesa del Fenerbahce e ha distribuito 12 assist contro quella del CSKA. I 12 assist sono primato personale e record Olimpia. I falli subiti, i tiri liberi procurati sono un altro indice di pericolosità o dei problemi incontrati dalle difese nel contenerlo.

Clutch Game: Mike James ha segnato la tripla della vittoria con l’Efes, i tiri liberi della vittoria con il Khimki, ha messo i tiri liberi della sicurezza a Mosca sempre contro il Khimki, ha messo lo step-back che ha deciso la vittoria sul Maccabi. Ha segnato 6.29 punti per gara nell’ultimo quarto. Nessuno incide di più quando conta.

Durabilità: il suo minutaggio può aver gonfiato qualche numero in termini assoluti, ma può aver sporcato le sue percentuali di tiro. Ma Mike James è riuscito a mixare il rendimento conclusivo con l’alto minutaggio. In questo è un giocatore speciale, rarissimo. Il record di EuroLeague di minuti in una stagione appartiene a Brad Wanamaker con 1.138 quando giocava al Darussafaka, ma includendo i playoff.

Difficoltà: rispetto agli altri candidati MVP, Mike James ha avuto la stagione più difficile, nel senso che nessuno degli altri è stato mai sottoposto alle attenzioni difensive cui è stato soggetto MJ. Gli altri candidati appartengono a squadre della primissima fascia. Dalla loro, possono sbandierare un numero di vittorie di squadra superiori (ma l’Olimpia con lui ha incrementato il numero delle proprie vittorie), e al tempo stesso sono stati sostenuti, sorretti e in alcuni casi sostituiti da giocatori di altissima caratura. James è sempre stato il primo “obiettivo” di ogni difesa e ancora di più nelle partite in cui non c’è stato Nedovic. In quel periodo, tra Nedovic e l’arrivo di James Nunnally, James ha lottato contro muri difensivi. Aveva deciso di giocare a Milano per essere in primo piano in una squadra che aspira a entrare tra le grandi. La scelta di essere esposto è stata sua. Il modo in cui ha retto il confronto è stato spettacolare. Per molti aspetti, la sua è stata una stagione storica. Sarebbe corretto premiarla.

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