Sul 2-0 l’Olimpia è stata capace di chiudere la serie con Trento; sull’1-1 ha giocato a Venezia la peggior partita dei suoi playoffs. Questi sono i precedenti stagionali di gara 3, arrivando a Reggio Emilia per la terza partita di questa serie finale. La squadra ha toccato il legno del Pala Bigi alle 11 di questa mattina. E’ un campo difficile: quest’anno la Reggiana qui dentro è 20-1 in campionato, 6-0 nei playoffs. Proteggendo il fattore campo ha eliminato Avellino.
Il Pala Bigi ha quasi 50 anni, è intitolato alla memoria di Giuliano Bigi, dirigente sportivo locale. La Reggiana ha scalato le serie minori fino ad arrivare in serie A negli anni ’80. Inizialmente c’era una sola, unica tribuna, altissima. C’è ancora ma è sostenuta da una seconda tribuna sul lato opposto alle panchine e qualche altro posto è stato ricavato negli angoli e dietro i canestri. La capienza in questo assetto era arrivata a 3.800 spettatori fino al 2007. Poi venne ridotta ai 3.500 attuali. E’ inevitabile che in spazi così angusti, il fattore ambientale sia pesante.
Nella sua storia l’Olimpia ha più vinto che perso qui dentro. L’ultimo successo risale alla stagione 2013/14: Keith Langford improvvisò uno show e consentì all’Olimpia di scappare via nel secondo tempo. Negli ultimi due anni ha perso sempre in volata, anche in circostanze rocambolesche. Lo scorso anno fu decisivo un tiro libero di Riccardo Cervi a un secondo dalla fine; quest’anno l’Olimpia ha perso di due dopo un avvio balbettante. Un canestro di Robbie Hummel a rimbalzo d’attacco venne cancellato dall’instant-replay. Sarebbe stato il tempo supplementare.
Qui la tensione è alta. L’Olimpia ha giocato in finale le due migliori gare dei suoi playoffs probabilmente, ma Reggio Emilia si affida alla bomboniera antica del PalaBigi per riaprire la serie. Il grande coach Pat Riley diceva che nessuna serie può essere considerata “partita” finché non si verifica un successo esterno. Fino ad ora non c’è stato. Due anni fa, l’Olimpia controllò le prime due partite della finale con Siena, ma in Toscana perse due volte e una anche in modo pesante. Sono indicazioni di quanto sia difficile la partita di stasera. Quella in cui Reggio Emilia produrrà il massimo sforzo e forse la sua miglior gara.
Il walk-through parte con venti minuti di riscaldamento e stretching coordinati da Giustino Danesi. Poi entrano in scena i coach, con principi difensivi programmati per la gara di stasera. Quindi ripasso dei giochi con due quintetti diversi e Coach Repesa che passa da una metà campo all’altra. L’allenamento come di consueto dura qualcosa più di un’ora. Poi la routine diventa la solita: doccia al campo, pranzo in hotel, riposo pomeridiano, sveglia, snack a metà pomeriggio e infine la partenza per il palasport in modo da arrivare in spogliatoio novanta minuti prima della palla a due. La novità è che data la distanza di Reggio Emilia da Milano, dopo la gara, la squadra rientrerà in pullman. Una notte in più nei rispettivi letti e la possibilità domani di ritrovarsi nei soliti confini del Lido.