Servono quindici minuti dall’hotel per giungere al Palau Blaugrana ma questa volta il luogo è speciale. Ai calciofili brillano gli occhi. Il palasport in cui gioca il Barcellona è all’interno del recinto – enorme – che ospita il Camp Nou, lo stadio da quasi 100.000 spettatori che ha oltre 50 anni di vita ma sembra modernissimo e lo è perché sottoposto continuamente a rivisitazioni (la prossima dovrebbe ampliare la capienza a 105.000 posti tutti numerati). Dentro c’è il maxishop del Barcellona, un museo multipiano. Alessandro Gentile si ferma lungo la strada che porta allo spogliatoio per scattare una foto alle due immagini delle due vittorie europee del Barcellona. Nelle foto giocatori che hanno fatto storia inclusi alcuni ex Olimpia come Dejan Bodiroga e Gregor Fucka nel trionfo del 2003. Gianluca Basile, ex dell’Olimpia lo scorso anno, spicca nella foto scattata a Parigi qualche anno dopo. Un cartello illustra le vittorie della polisportiva, quasi a scopo intimidatorio. La presenza di Gentile è già un successo, perché nella notte aveva subito un attacco di febbre e si era temuto non ci fosse. Invece ha recuperato a tempo di record ed è riuscito anche ad allenarsi. Certo, non sarà al top.
L’allenamento è sereno: riscaldamento, tiri a gruppi (piccoli da una parte, lunghi dall’altra), stretching curato da Giustino Danesi, poi ancora tiri e nell’ultimissima parte ripasso del piano gara difensivo dentro il campo. La gara di tiri da metà campo, vinta da Kristjan Kangur, chiude i 60 minuti di allenamento. CJ Wallace completa il tour delle interviste con Barca Tv, la stazione televisiva della polisportiva. Wallace occupa anche una pagina intera su “El Mundo Deportivo”, il principale quotidiano sportivo di Barcellona. “Barcellona è il posto ideale in Europa per giocare a basket, l’organizzazione, il clima, l’ambiente, tutto. Ma a Milano stiamo cercando di costruire qualcosa di serio. Abbiamo talento, nessuno può discuterlo però dobbiamo fare le cose per bene. Di recente spesso ci era successo, ad esempio contro l’Olympiacos. Dovremo giocare il meglio possibile per provare a vincere”, dice in alcuni dei passaggi più significativi.
Mentre la squadra è sotto lo doccia, lo staff ne approfitta – scortato da funzionari del Barcellona – per una veloce me emozionante visita al Camp Nou, inclusi gli spogliatoio, le tribune e il recinto di gioco. Samardo Samuels esce veloce dalla doccia e riesce a fare in tempo ad acquistare una maglietta del Barcellona con il suo nome stampato. Si scopre anche perché i tifosi del Barcellona sono detti “culè”, ovvero culo. Nel primo dei tre stadi in cui ha giocato la squadra di calcio, per trovare spazio – si parla degli anni 30-40 – i tifosi si sedevano sul muro che divideva lo stadio dalla strada e la gente che transitava attorno vedeva dall’esterno una lunga fila di sederi. Di qui il soprannome “culè”.