Milano-Pesaro è una partita che coinvolge i due estremi della classifica. La Consultinvest cerca una vittoria per timbrare la salvezza, obiettivo stagionale, all’Olimpia ne servono tre su tre per la certezza del primo posto conquistato anche nelle ultime due stagioni. La gara di domenica (alle 18.15 al Mediolanum Forum, con almeno 10.000 spettatori presenti) è quindi fondamentale.
Pesaro ha cambiato marcia quando ha aggiunto al proprio roster Austin Daye, un giocatore che è stato prima scelta, che ha giocato nella NBA e pare fuori concorso in Italia. Ha caratteristiche anomale: è un 2.11 leggerissimo che in America giocava lontano dal canestro. Qui non ha un ruolo definito perché può fare il centro o l’esterno. Con l’esperto lituano Tautvydas Lydeka, può sottrarsi alla marcatura dei centri ed essere meno esposto con il proprio fisico. Ma Daye ha braccia lunghissime, è rimbalzista, stoppatore, un tuttofare che comanda la classifica marcatori e a Pesaro tira oltre 16 volte a partita. Non ha grandi media (40.2% da due, 35.5% da tre) ma rimedia calamitando oltre sei falli a partita e quindi procurandosi tanti viaggi in lunetta (83.3% su 6.3 tentativi). Il grande enigma è il tiro da tre: Daye è stato anche in testa alla classifica. Dopo la prima di ritorno (fece 5/6 contro Avellino), Daye aveva il 54% dall’arco. Nelle ultime nove è sceso sotto il 20%. Nelle ultime tre ha 1/16. Ma è prudente non fidarsi.
Nella partita di andata venne tenute a 5/16 dal campo ma fece 7/7 dalla linea e prese 10 rimbalzi. Pesaro vinse in rimonta, negli ultimi cinque minuti, fatali altre volte all’Olimpia, ma furono più incisivi i 21 di Trevor Lacey e i 15 di Semaj Christon, il playmaker.
Tuttavia, tutto ruota attorno a Daye, che a Pesaro ha seguito le orme del padre che vinse due scudetti da dominatore battendo nella finale del 1988 l’Olimpia campione d’Europa di Franco Casalini. Fu la terza finale giocata tra queste due squadre. L’Olimpia aveva vinto quella del 1982 e poi di nuovo nel 1985 quando c’era Joe Barry Carroll.
L’Olimpia è reduce da due sconfitte che hanno appiattito il significato pratico della vittoria nello scontro diretto con Reggio Emilia. Finita, l’Eurocup, Coach Repesa ha pensato soprattutto a riempire il serbatoio in vista dei playoffs. Ma le ultime due gare sono state in effetti un po’ troppo brutte e la squadra ha visto sfiorire le proprie cifre di squadra. L’EA7 è 17-2 quando ha segnato almeno 80 punti e una delle due sconfitte è arrivata di un punto con il canestro allo scadere di Leunen contro Avellino. Ma è 3-5 quando è rimasta sotto quella soglia, inclusa la partita di Pesaro persa a quota 66 punti. Serve quindi ritrovare contropiede e percentuali di tiro. In campionato ha avuto anche una striscia di 10 gare da almeno 80 punti di cui nove vinte, contando la Coppa Italia si va anche oltre. Ma nelle ultime quattro solo contro Reggio Emilia l’Olimpia ha segnato 80 punti e ha vinto. E’ quella la soglia fatidica.