A qualche chilometro di distanza dalla Belgrade Arena in cui oggi l’Olimpia affronterà il Partizan per la quindicesima volta nella propria storia, davanti a 20.000 spettatori, si staglia un palasport molto più piccolo ma con un nome molto più importante: Hala Radivoj Korac. Il palasport che, rispetto all’arena principale della capitale serb,a sorge dalla parte opposta del fiume Sava ospita le gare di un club storico, l’OKK Belgrado. All’OKK hanno giocato e allenato Boris Stankovic e Asa Nikolic quindi le radici del club coincidono con quelle del basket dell’ex Jugoslavia. Di quella squadra Korac fu il giocatore di riferimento tra la fine degli anni ’50 e gli anni ‘60 insieme a Trajko Rajkovic che avrebbe vestito in Italia le maglie di Livorno e Venezia (anche Bogdan Tanjevic giocò da giovanissimo nell’OKK assieme a Korac e Rajkovic). Rajkovic vinse una classifica marcatori in Italia subito prima di venire soppiantato proprio da Radivoj Korac. Ambedue, come succedeva a quei tempi, arrivarono in Italia (Korac giocava a Padova ma prima era stato un anno a Liegi in Belgio) attorno ai 30 anni. Prima avevano guidato l’OKK a quattro titoli slavi. Korac vinse sei medaglie con la Nazionale incluso l’argento olimpico del 1968. Poco dopo perse la vita in un incidente stradale. Nel 1979 a Lubiana, a 33 anni, se ne andò anche Rajkovic, lui per un attacco cardiaco.
Morto giovanissimo macabramente in circostanze simili a quelle in cui perse la vita nel 1993 Drazen Petrovic, Korac è diventato una sorta di icona del basket serbo, un mito, ma non si tratta solo dell’effetto James Dean. Korac è stato realmente un giocatore incredibile, un’ala forte di 1.95 che in Jugoslavia vinse sette volte il titolo di capocannoniere. Detiene tuttora il record di punti in una gara di una coppa internazionale con 99 punti, nel 1964, quando l’OKK seppellì sotto 98 punti di scarto l’Alvik Stoccolma in Coppa dei Campioni sulla strada che l’avrebbe portato fino alla semifinale, persa con il Real Madrid. Per questo, quando arrivò a Padova veniva chiamato “Mister 99 Punti”. Una decina di anni fa realizzarono un film in Serbia per raccontare il suo mito, “More than a Game” il titolo. A rendere questa storia ancora più affascinante è il fatto che Radivoj Korac giocava a Belgrado ma è originario di Sombor ovvero lo stesso posto da cui proviene il tre volte MVP della NBA Nikola Jokic.

Per la sua storia e la sua cultura cestistica Belgrado è inevitabilmente ricca di storie che la caratterizzano. Il vecchio Pionir, il primo impianto al coperto della città, oggi è intitolato al Professor Asa Nikolic che ha allenato a Padova e poi a Varese che guidò nei tre spareggi consecutivi contro l’Olimpia tra il 1971 e il 1973. Poi Nikolic tenne a battesimo il debutto da allenatore dell’allora 31enne Zeljko Obradovic. Successe nella stagione 1991/92 che si concluse con il titolo europeo del Partizan. Alle Final Four di Istanbul, i bianconeri di Belgrado batterono l’Olimpia guidata allora da Mike D’Antoni. E’ facile vedere come le storie dei grandi club e dei grandi personaggi si intreccino una con l’altra.
L’Olimpia si è allenata nella palestra del Mega Basket, una società che negli ultimi dieci ha prodotto giocatori NBA come e più di un college americano del più alto livello, tipo Duke, Kansas o Kentucky, incluso proprio Nikola Jokic, All’ingresso c’è un “Draft Wall” che celebra tutti i giocatori del club selezionati. Lungo uno dei lati corti ci sono le gigantografie dei giocatori NBA del club incluso il centro dei Clippers, Ivica Zubac, e l’ala dei Miami Heat, Nikola Jovic. L’altro lato è dedicato a Dejan Milojevic, l’ex giocatore che, diventato allenatore, perse la vita a inizio anno quando lavorava ai Golden State Warriors a causa di un attacco di cuore.
