Gara 5 è stata la migliore dell’Olimpia nel tiro da tre. Come le succede spesso ha ripartito bene le conclusioni interne e perimetrali con 35 tiri da due e 24 da tre. Dall’arco ha fatto 11/24, il 46% e questo ha fatto la differenza. Importanti anche le palle rubate, 11 delle 18 perse da Venezia. Da qui sono nati i ribaltamenti di fronte e la possibilità di avere 21 assist (sei di Simon e sei di Gentile). In realtà l’Olimpia ha vinto di 11 una partita che in termini di valutazione è finita 98-62. L’ha comandata tutta ma non è riuscita ad ucciderla fino alla tripla di Alessandro Gentile che scavando 10 punti di margine in pratica ha chiuso la gara.
BATISTA E SIMON- La difesa di Venezia ha avuto successo nell’eliminare il gioco in post basso di Esteban Batista con una conbinazione di raddoppi, intasamento dell’area e la tecnica di “togliere” la sedia all’attaccanre in modo da fargli perdere equilibrio quando arretra spalle a canestro. Batista ha segnato solo 2 punti in gara 5. Intasare l’area è servito anche per limitare le scorribande dinamiche di Jamel McLean, il più continuo nelle due partite di Venezia. Quando cerchi di congestionare l’area, il rischio è scoprirti sul perimetro. Un rischio che Venezia ha accettato per gran parte della serie, difendendo anche molto a zona in gara 5. In questa partita è riuscita comunque a non scoprirsi su Kruno Simon: dopo il 5/7 di gara 3 era il giocatore identificato come pericoloso e al quale non concedere nulla.
IL TIRO DA TRE – Ma le scelte veneziane hanno ampliato spazi per altri giocatori. Gentile ha segnato un canestro da tre cruciale, ma Lafayette, Kalnietis, Cerella e Sanders in quattro hanno fatto 9/16 dall’arco. E in realtà sarebbe 10/17 perché su una conclusione di Lafayette è arrivato il fallo punito con un 3/3 dalla lunetta. Venezia ha fatto 10/29 mostrando una tendenza sempre più marcata a puntare sul tiro dall’arco. In gara 5 ha eseguito 29 tiri da tre e 33 da due.
IL SECONDO TEMPO – E’ stato importante per l’Olimpia. Il primo tempo è stato ad alto punteggio, 46-40. Il secondo è stato a punteggio basso. L’Olimpia ha segnato 32 punti ma ha tenuto Venezia a 27 con 3/15 da tre e nel quarto periodo addirittura a meno 1 di valutazione.
RIMBALZI E PALLE PERSE – Questa volta l’Olimpia non ha dominato anche perché i problemi di Batista hanno limitato l’uruguagio a meno di 11 minuti di impiego e il ricorso a Macvan da “cinque” ha abbassato la fisicità del quintetto anche se Milan ha catturato 11 rimbalzi e finito con 20 di valutazione. Il 38-34 dei rimbalzi ha sancito la parità virtuale nella lotta a rimbalzo. In compenso Milano questa volta non ha perso più palloni di Venezia, 18 a 18. E ha rubato tre palloni in più.
LE CHIAVI DI GARA 6 – Ormai le squadre si conoscono a memoria. Repesa vuole un difesa più forte sul pick and roll, De Raffaele si è sempre più sbilanciato difensivamente dentro l’area. L’Olimpia ha bisogno di limitare le palle perse e tirare bene da fuori perché la Reyer altrimenti si chiude sempre di più e sempre di più potrà fare la zona. Nelle gare di Venezia l’Olimpia non è stata efficace contro Pargo come lo è stata in casa. In gara 5 l’ha marcato anche Sanders che ha maggiore taglia fisica. Quando usa Sanders, Simon e Gentile insieme, l’Olimpia può cambiare su tutti i ruoli peirmetrali considerando tale anche Melvin Ejim. Questo a portato a qualche concessione di troppo a Ortner-Krubally appunto sul pick and roll. Ma a questo punto dopo cinque partite in 10 giorni sono i dettagli e l’energia a fare la differenza.