Il Game Program in distribuzione domani al Mediolanum Forum in occasione di EA7 Emporio Armani-Fenerbahce contiene questa storia sul coach della squadra turca Zelimir Obradovic e i suoi destini incrociati con quelli dell’Olimpia soprattutto a inizio carriera.
Si giocava all’Abdi Ipekci che non è l’arena che ospita le gare casalinghe del Fenerbahce, una specie di istituzione sportiva di Istanbul. L’Abdi Ipekci, allora nuovissimo, è la casa dell’Anadolu Efes. Nel 1992 il basket turco stava cominciando a muoversi a certi livelli ma non era ancora la potenza attuale. Le Final Four di Eurolega – che ancora erano sotto l’ala della Fiba – si giocarono appunto in una Istanbul determinata a recitare un ruolo nello scenario del basket europeo. Oggi dobbiamo dire che l’Olimpia che arrivò a quella Final Four era sulla carta la squadra da battere. L’anno precedente aveva perso lo scudetto all’ultima partita ma sul mercato successivo aveva mosso passi importanti assicurandosi soprattutto Darryl Dawkins, devastante a Torino, centro dominante che tirava con l’80% dal campo. Era una squadra forte, con Dawkins, Johnny Rogers e Davide Pessina tra i lunghi, Riccardo Pittis giovane ma emergente come ala piccola, Antonello Riva, Fabrizio Ambrassa, Piero Montecchi, in un certo senso il pomo della discordia perché molti reclamavano l’arrivo di un playmaker americano per lanciare Pessina in quintetto (erano consentiti due americani per squadra) piuttosto che Rogers. Ma questa è un’altra storia. Il coach era Mike D’Antoni, al secondo anno da capoallenatore.
Una delle due semifinali mise di fronte la Joventut Badalona e l’Estudiantes Madrid. Vinsero i catalani, considerati l’alternativa più credibile all’Olimpia, allora sponsorizzata Philips, m apoi perso la finale, colpa di un canestro da tre sulla sirena di Sasha Djordjevic che vanficò la prodezza realizzata attimi primi da Tomas Jofresa. Vinse il titolo il Partizan. Ma la storia è più interessante di così.
Il Partizan Belgrado era l’outsider delle Final Four. Era la grande intrusa: crescendo nel corso della stagione aveva compiuto una prodezza inattesa eliminando nei quarti di finale la Virtus Bologna guidata da Ettore Messina imponendosi a Piazza Azzarita. Aveva diversi giocatori buoni (Ivo Nakic, Slavisa Koprivica, un giovanissimo Zeljko Rebraca) ma essenzialmente due fuoriclasse: Predrag Danilovic, taciturno, magrissino, atteggiamento da duro, talento smisurato, 22 anni; e Sasha Djordjevic, qualche anno più anziano, dal fisico normale ma un genio della regia e un tiratore irreale. Eliminata Bologna, il Partizan incrociò in semifinale a Istanbul proprio l’Olimpia. Fu una partita strana, perché l’Olimpia non si sbloccò mai, sbagliò molti tiri liberi, ebbe tantissimo in termini numerici da Dawkins (21 punti e 19 rimbalzi) e anche da Rogers (19 punti) ma non diede mai la sensazione di poter vincere e infatti perse 82-75. Danilovic segnò 21 punti, Djordjevic 20.
Il coach di quella squadra, appena 31 anni, era Zelimir Obradovic, playmaker più cerebrale che di talento del Partizan e della Nazionale slava. Per i principi del basket slavo a 31 anni o eri un fuoriclasse o eri un giocatore sostituibile e a quei tempi non era facile per un giocatore dalle caratteristiche normali andare all’estero. Il Partizan propose a Obardovic di allenare la squadra in cambio del suo ritiro che avrebbe tra l’altro liberato decisamente la regia per Djordjevic. Obradovic accettò, interrompendo prematuramente la sua carriera di giocatore, ottenne che il grande professore Asa Nikolic gli facesse da consulente e si imbarcò nella nuova avventura. A causa dei conflitti nel territorio slavo, il Partizan giocò le sue partite interne a Fuenlabrada vicino Madrid, altro ostacolo da superare. Ma lo fece. Obradovic pilotò la squadra al più incredibile titolo europeo di tutti i tempi e avviò una carriera da Re di Coppe. Due anni dopo rivinse l’Eurolega con Badalona. Tre anni dopo la vinse con il Real Madrid. Altre cinque le vinse con il Panathinaikos. Da quest’anno allena al Fenerbahce, proprio a Istanbul, dove la sua storia leggendaria è cominciata. E stasera affronta proprio l’Olimpia