Ecco la seconda parte della conferenza stampa di Ettore Messina. Per leggere la prima parte clicca qui.
La trattativa del 2011 – “Nel 2011 avevo parlato con Livio Proli della possibilità che venissi qui ad allenare, ma era un momento particolare per me dal punto di vista personale. C’è stata la possibilità di fare un anno a Los Angeles, diciamo sabbatico o rasserenante, e con mia moglie abbiamo deciso di farlo e non assumersi una responsabilità così grossa come allenare l’Olimpia Milano. Livio Proli capì la situazione. La nostra vita sarebbe potuta cambiare, certo. Ognuno di noi può essere esigente con sé stesso in modo più o meno ossessivo, o nervoso. Dopo cinque anni agli Spurs spero di essere meno ossessivo. Ho sempre ammirato quelli che apprezzano il percorso e non il risultato finale. Io sono sempre stato molto drammatico nelle sconfitte e moderatamente soddisfatto nelle vittorie perché preoccupato da quello che ptrebbe successo dopo. Ora vorrei godere un po’ più il percorso: in questo Popovich è un maestro. Se sono riuscito a imparare un po’ di questo, potrei essere un allenatore migliore per i miei giocatori e per l’Olimpia”.
L’esperienza con la Nazionale e Della Valle – “Sarebbe preoccupante se Della Valle avesse fatto quell’annuncio senza avermi parlato. Sì, l’ha fatto. L’esperienza del preolimpico è stata devastante per la delusione. Gli Europei, aldilà di tutto, vedi l’infortunio di Gallinari, invece sono stata una bella esperienza, finita senza rimpianti, abbiamo dato tutto e mi sono goduto il percorso fino a giocarcela con la Serbia. Qui ci sono Fioretti e Cinciarini che possono confermarlo”.
Gregg Popovich – “Mi ha affascinato molto in questi anni vedere come lui e RC Buford, il general manager, interagivano. Ho parlato molto con RC di questo soprattutto nell’ultima settimana. Lui ha una capacità sperimentata negli anni di lavorare per Coach Popovich. La grandezza degli Spurs è che ogni mattina ci alzavamo pensando a cosa avremmo ptotuo fare per permettere a Popovich di pensare solo alla pallacanestro. Non era una regola scritta, era un piacere che avevamo tutti. E’ la sua grandezza. Con il suo carattere riusciva a trascinarsi tutti dietro. Buford è il primo a capire di cosa c’è bisogno. E si condividono le decisioni. Io non mi paragono a Popovich, ma nel mio piccolo vorrei essere così”.
Gli allenatori del passato Olimpia e gli italiani – “Se Messina non andrà bene, lo licenzierò e ne prenderò un altro. Sinceramente non ho l’energia per pensare a cosa sia successo qui, è un esercizio inutile, mentre è più produttivo pensare a cosa possa fare adesso. Ieri abbiamo simulato questa conferenza stampa e proprio questa domanda me l’ha fatta Mario Fioretti. Lo ringrazio: mi ha preparato bene. Gli italiani? Anche quando ero in Russia non ero in grado distinguere tra giocatori di diverse nazionalità. Distinguo solo tra chi è capace e chi non lo è e chi è disponibile e chi non lo è. La gente si identifica con l’atteggiamento, non con il passaporto. Qui ci sono stati Arthur Kenney, Mason Rocca, il grande Mike D’Antoni, il tuffo di Bob McAdoo. Non erano italiani. Lo era Bruno Cerella. Il passaporto non conta, poi ci sono le regole da rispettare ovviamente”.
L’approccio con il Sig. Armani – “Ha a cuore questa società, ha sempre avuto successo, vorrebbe vincere tutte le partite, ma ha intelligenza, classe e lungimiranza per cui sa che invece serve tempo”.
Sull’uso dei social media – “Possono essere strumenti utili e strumenti pericolosi. Di certo non trovo giusto che ci si possa nascondere dietro l’anonimato, bisognerebbe esprimere opinioni assumendosi la responsabilità. Poi in America tendono più a prenderti per i fondelli, qui sono più aggressivi nei commenti. E’ importante capire che conta l’opinione dei compagni e degli allenatori, delle persone che ti sono vicine. Non è facile, c’è chi si deprime se non trova approvazione, ma è necessario gestire tutto questo e usarli in modo costruttivo”.
Kawhi Leonard – “Sono stato con lui quattro anni contando quello in cui ha giocato poche partite e anche con Danny Green. Sul piano sportivo ho pensato a cosa sarebbe successo se fossero rimasti con noi, quanto saremmo stati vicini ad un titolo. Ma sul piano personale vederli vincere mi ha fatto piacere”.
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Qui puoi vedere la versione integrale della conferenza stampa