C’è stata la clamorosa stoppata di Jeff Brooks su DeAndre Kane subito nel primo quarto, c’è stata anche quella di Mike James nel quarto periodo su John DiBartolomeo quando il Maccabi era ancora avanti di uno. Il “Block Party” dell’Olimpia contro il Maccabi – cui ha partecipato anche Curtis Jerrells – ha avuto tanti protagonisti ma il vero primattore è stato Kaleb Tarczewski. Le sue quattro stoppate – ma ha anche fatto sentire il suo atletismo a rimbalzo e segnato otto punti, sei nei primi minuti più l’assist iniziale per il primo canestro della gara, di Jeff Brooks – non sono solo record carriera ma anche la seconda prestazione di sempre per un giocatore dell’Olimpia (eguagliati Arturas Gudaitis e Ansu Sesay), una sola in meno di quelle date da Gani Lawal il 9 gennaio 2014 ad Atene, contro l’Olympiacos.
Tarczewski – arrivato a due rimbalzi offensivi dai 100 in carriera con 46 presenze in quintetto su 47 gare giocate – è stato impressionante per come è rientrato nella competizione più difficile d’Europa, quasi due mesi dopo la frattura della mano destra (infatti gioca con una fasciatura abbondante), subita proprio il 27 dicembre a Tel Aviv. Ha aggredito la partita con balzi, corse, schiacciate, pick and roll chiusi con la sua proverbiale energia. Ha anche schivato i problemi di falli, almeno per tre quarti di gara, anzi li ha creati agli avversari (sei falli subiti) e il suo 18 di valutazione è stato il valore più alto della squadra dopo il 26 di Mike James. Con +32, Tarczewski ha uno dei migliori plus/minus della squadra in EuroLeague, in stagione.
Alla base della sua prova contro il Maccabi c’era la grande voglia di giocare. “Desiderio”, l’ha definito il Coach Simone Pianigiani. Tarczewski, che è un lavoratore infaticabile, impossibile da tenere fermo (in allenamento quando viene sostituito nei cinque contro cinque, non va in panchina, va dritto sulla cyclette), un giocatore atleticamente solido, ha sofferto tantissimo a rimanere fuori a lungo. Si è allenato correndo e sprintando come un ossesso, per cui si è ripresentato in campo in condizioni atleticamente eccezionali. Il problema è che non ha toccato il pallone per settimane e il grande problema era quello di vincere le remore mentali nel ricevere palla con passaggi violenti, un recupero ancora più complicato di quello necessario per riguadagnare sensibilità nel tiro. Ma Kaleb ha fatto tutto quello che doveva. E l’ha fatto bene. Senza l’altra “Tower of Power”, il suo apporto da qui a fine stagione sarà determinante. Il primo passo è stato davvero importante. Ma non c’erano dubbi perché questo è un ragazzo eccezionale, che ha giocato una partita con la mano fratturata per aiutare la squadra contro il Buducnost. Indossa il 15 di Bob McAdoo e di Joe Barry Carroll: lo fa con estremo orgoglio e merito.