Il posto in cui è cresciuto, nel New England, costa est degli Stati Uniti, città di riferimento Boston, si chiama Claremont e all’ultimo censimento contava 13.555 abitanti. Il McKale Center dove gioca le sue gare interne l’università dell’Arizona, può contenere oltre 14.000 spettatori. “C’era più gente nell’arena, sempre tutto esaurito, di quanta ne vivesse nella mia città”, sorride Kaleb Tarczewski.

E’ la terza stagione di Tarczewski a Milano, ma sono passati meno di due anni da quando arrivò a tre quarti di stagione proveniente dagli Oklahoma City Blue della G-League. Era un rookie spaesato, appena uscito da Arizona appunto, consigliato da Joseph Blair che gli aveva spiegato di come l’Europa ma in questo caso l’Italia e soprattutto Milano potesse essere una buona pista da percorrere per una carriera professionistica di alto livello. Tarczewski in questi due anni si è italianizzato, ha cambiato il taglio di capelli, ha imparato a mangiare all’italiana, adora il tartufo e il caffè espresso, comincia a parlare la lingua, a capirla (“Dovrei già esprimermi ma quest’anno prenderò lezione e recupererò il tempo perso”, dice) ed è un vero cittadino del mondo. In spogliatoio non si rifugia mai nei confini amichevoli di chi ha la sua stessa cultura e la sua stessa lingua. Discute di tutto e lo fa con tutti, anche con gli italiani. Da sempre. E parla di “Cultura Olimpia” da trasmettere ai nuovi: “E’ il modo in cui lavoriamo e facciamo le cose qui”, dice con una punta di orgoglio. “Sono felice di essere qui per la terza stagione. Mi piace il posto, la città, i tifosi, l’organizzazione. Sono curioso di scoprire cosa sapremo fare quest’anno; avverto tanta eccitazione attorno ai nuovi giocatori, poi ci sono i veterani: abbiamo tutto quello che serve per fare una grande stagione”, spiega.

Lo scorso anno, Kaleb Tarczewski ha debuttato in EuroLeague, con 29 presenze su 30 in quintetto. “E’ una fortuna avere la possibilità di giocare l’EuroLeague, è la seconda miglior lega del mondo, i giocatori sono dotati di grande talento. Giocare l’EuroLeague ci aiuta quando andiamo a giocare nella Lega italiana: anche lì ci sono giocatori di talento ma lo stile di gioco ovviamente è differente. Nel corso della stagione è importante imparare a giocare ambedue gli stili e avere lo stesso livello di energia nelle due leghe”. Tarczewski è stato il quinto miglior rimbalzista di EuroLeague per minuto giocato e il migliore nel campionato italiano. “Mi piace battagliare dentro l’area e sono contento di essere stato il miglior rimbalzista per minuto in Italia e il quinto in EuroLeague ma non voglio accontentarmi e quest’anno vorrei essere il primo in tutto”.

Un’altra caratteristica dell’ultima stagione di Tarczewski è stata la precisione dalla linea di tiro libero. E’ importante per un centro su cui molti decidono di spendere falli tattici per evitare le schiacciate tirare bene dalla lunetta. Tarczewski è diventato un tiratore di liberi affidabile (80.7% nel campionato italiani): “In lunetta qualche volta il problema è il nervosismo: quando andavo a scuola, ad Arizona, e andavo in lunetta, tutto solo, sapevo che c’era più gente a guardarmi in quell’arena di quanta ne vivesse nel posto in cui sono cresciuto. Così qualche volta puoi essere nervoso, soprattutto nelle partite importanti. Allora è importante respirare e rilassarsi un attimo. Ho tirato migliaia di tiri liberi in carriera, alla fine si tratta di essere il più naturali possibile”.

Una delle differenze in questo avvio di stagione è la ricerca del passaggio-lob per Tarczewski nelle situazioni di pick and roll. Soprattutto Mike James sta cercando di stabilire una connessione importante, una linea di comunicazione sul campo con Kaleb. “Sono contento di giocare con i nuovi, Mike James e Nedovic, penso che possiamo davvero sviluppare un bel legame in campo nei pick and roll. E ricevere i passaggi lob di Mike e Nedo e schiacciare: è la cosa che più mi piace fare. Spero di farne tante di schiacciate quest’anno”.

Qui il video integrale dell’intervista

 

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