Al termine della prima parte di lavoro e alla vigilia della partenza per il ritiro di Bormio, per il quinto anno consecutivo sede del training camp dell’Olimpia, riviviamo una ad una le interviste pre-stagionali di alcuni dei nostri giocatori cominciando da Andrew Goudelock. Sotto parla di come ha cominciato a giocare a basket ad Atlanta preferendolo al football, l’altro sport praticato da bambino e di quanto lo abbia aiutato giocare al College of Charleston. Parla anche del soprannome di Mini-Mamba che venne reso popolare da Kobe Bryant ma fu Luke Walton, attuale allenatore dei Los Angeles Lakers, a menzionarlo per primo.

Quan’era al Fenerbahce, Andrew Goudelock stabilì contro il Bayern Monaco il record di canestri da tre punti in una singola gara di EuroLeague con 10. Nella prima parte dell’intervista racconta due aneddoti di quella serata: seppe di aver stabilito un primato solo dopo la partita parlando con gli amici e cominciò quella gara arrabbiato con sé stesso per come aveva giocato fino a quel momento.

Sotto, Goudelock parla delle sue aspettative nei confronti di questa nuova avventura a Milano e anche della sua reputazione difensiva. “Credo di essere molto migliorato a partire da quando ho giocato per Coach Obradovic e la meticolosità del suo approccio al basket, studiato come una scienza.

Vlado Micov sotto parla del suo ritorno in Italia dopo cinque anni ma anche di come Coach Simone Pianigiani gli abbia chiesto, come giocatore più esperto, di essere anche un leader e di aiutare i compagni soprattutto in EuroLeague “anche se non esiste una ricetta precisa per avere successo. Di sicuro serve un roster profondo perché la stagione sarà lunga e con 16 squadre non esistono partite facili”.

Sulla lunghezza d’onda di Micov è proprio il Coach Pianigiani: qui spiega perché servirà la forza mentale e ambientale di non fermarsi a guardare al singolo risultato ma di continuare a migliorare e lottare perché “con la nuova formula anche chi sembra non essere in corsa in realtà lo è se ha la forza di resistere alle difficoltà che ci saranno per tutti”.

Nessuno si dichiara più preparato alla sfida di EuroLeague di Jordan Theodore. “Ho aspettato di arrivare a questo livello per tutta la vita. Ora voglio provare ad essere il miglior point-man d’Europa e per farlo dovrò aiutare la mia squadra a vincere. So che il ruolo cambierà rispetto all’anno scorso ma so anche di essere pronto, lo dimostra il mio passato contro le squdre di EuroLeague. Non ho mai avuto così fiducia nei miei mezzi e sono un giocatore emotivo”.

Anche Amath M’Baye è ansioso di debuttare in EuroLeague ma l’aspetto più curioso della sua crescita di giocatore è che in realtà aveva cominciato come surfista, in Senegal. “Solo dopo ho capito che non poteva esserci spzio per un surfista alto come me. E il basket mi ha conquistato”.

Cory Jefferson racconta di come ogni esperienza, anche l’ultima nelle Filippine in cui poteva tirare molto anche da fuori, gli abbia permesso di espandere il suo gioco “che è dentro e fuori”. E’ questo che farà per aiutare l’Olimpia “che ha vinto molto nella sua storia a vincere ancora di più”.

Marco Cusin sta per giocare il suo quarto Europeo ma a 32 anni aveva soprattutto un sogno: “Giocare a Milano: lo volevo fin da bambino. Questo e giocare l’EuroLeague”. Non è un esordiente ma nel suo passato ci sono solo 12 presenze, circa un terzo della regular season che lo aspetta. Una promessa? “Aiutare i compagni, fare le piccole cose che non appaiono sulle statistiche”.

Infine: la perla più bella. Sapete perché Jordan Theodore si chiama appunto Jordan… Lo decise il fratello maggiore Kwame: “Se lo chiamiamo Jordan – disse ai genitori – il suo destino di giocatore sarà segnato fin dal primo momento”. “Ed ora è divertente vedere come si sia successo davvero”.

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