Alla Hamilton High School di Trenton, nel New Jersey, Christian Burns era uno studente qualunque il cui sport preferito o forse quello in cui era in grado di eccellere era il calcio. Giocava a basket ma era una guardia di 1.78 un po’ più atletico della norma ma nulla di eclatante. Questo per due anni.

Poi improvvisamente la guardia di 1.78 diventò un’ala di due metri che sapeva palleggiare in campo aperto. Smise di giocare a calcio e si dedicò solo al basket. Nel suo quarto anno di liceo segnò 19.8 punti a partita con 15.3 rimbalzi. Venne incluso nel terzo quintetto ideale dello stato e nel New Jersey il livello è molto alto. Fu così che ottenne una borsa di studio per giocare a Quinnipiac. Ma dopo due anni di panchina decise di fare un passo indietro. Entrò in contatto con Herb Magee, stimato allenatore della Philadelphia University, uomo da oltre 1.000 vittorie in carriera e ancora attivo a quasi 80 anni. Philadelphia U è in Division II, quindi nell’estrema periferia del grande basket universitario, ma è un posto rispettato lo stesso. Burns esplose. Nel suo secondo anno fu nominato Giocatore dell’Anno di Division II. Abbastanza per avere una chance nella NBA o almeno per avere il diritto di provarci.

Era il 2007. I Philadelphia 76ers fecero il bel gesto di portare alla summer league un ragazzo locale. Burns giocò sufficientemente bene ma non venne invitato al training camp. I Sixers avevano bisogno di una guardia e lo sacrificarono. Non si arrese e decise di cimentarsi con l’esperienza europea cominciando con la Polonia a Koszalin. Non certo un approccio morbido per un ragazzo che non aveva mai messo il piede fuori dagli Stati Uniti. Da Koszalin al Porto dove esplose, poi Germania e Ucraina come passi successivi. Era il 2011 e doveva andare davvero nella NBA. Era il momento giusto. C’era interesse.

Ma c’era anche il lockout che durò 161 giorni, eliminò le summer league e impedì a Burns di farsi vedere dai club interessati. Il sogno andò in frantumi e lui tornò in Europa per giocare in Israele dove si infortunò. “Quello è stato il momento in cui fisicamente mi sono trasformato. Ero così determinato a tornare migliore di prima che praticamente vivevo in palestra. E siccome non potevo correre lavorai tantissimo sul mio tiro da fuori”, ha raccontato.  Fu Montegranaro a beneficiare del lavoro. Dalle Marche si trasferì in Russia e poi nella Repubblica Ceka vincendo il titolo con il Nymburk. Infine gli Emirati Arabi e il ritorno in Italia. Da protagonista, prima a Brescia poi a Cantù vincendo la classifica dei rimbalzi. In mezzo un Europeo con la Nazionale. E a 33 anni lo attende il debutto in EuroLeague con l’Olimpia. La prova che Christian Burns è un uomo che non si arrende mai.

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