Mike Kryzewski, coach della Duke University e vincitore di tre medaglie d’olimpiche da capo allenatore, diceva in libro autobiografico che “A Season Is a Lifetime”, c’è una vita intera dentro una stagione. E’ davvero così: una stagione comincia ad agosto e va avanti dieci mesi, dentro i quali c’è di tutto, gioie, delusioni, viaggi al freddo e sotto il sole, si visitano città meravigliose e altre che lo sono meno, metropoli facilmente raggiungibili e altre che richiedono piani di viaggio complicati. E’ così ogni anno anche per l’Olimpia. In una stagione c’è tutto e con i calendari attuali ci sono anche tre trasferte in una, sballottati da una parte all’altra del continente, da una competizione a quella successiva.
La prima trasferta ufficiale dell’Olimpia, in Europa, è stata a Monaco di Baviera, ma prima di allora la squadra era già stata ad Atene per giocare un torneo prestagionale dove è tornata altre due volte, come due volte è stata a Istanbul. Ha giocato in un impianto bellissimo e in un clima di grande sportività ad Atene; ha giocato in un impianto altrettanto bene, brulicante di passione a Kaunas dove cantano l’inno nazionale senza base musiciale tutti insieme. Non fa parte del protocollo di EuroLeague, ma è una tradizione locale. Ha giocato a Tel Aviv, che è l’unico posto dove la squadra scende dal pullman tra due ali di folla e la partita è sentita. Ha giocato a Valencia a porte chiuse, ha vinto ad OAKA prima che tornasse Rick Pitino, ha giocato a Madrid dove Sergio Rodriguez è stato acclamato e ha giocato a Barcellona dove è stato fischiato, ha giocato a Kaliningrad perché il CSKA non aveva impianto a Mosca, viaggiando il giorno di Natale. Dentro una stagione c’è tutto questo. In tre minuti abbiamo provato a trasmettervi tante emozioni in un solo video.