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Olimpia On The Road: Wroclaw

04/10/2013
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La hostess chiede un attimo di pazienza a chi sul bus della Lufthansa attende di prendere posto sul piccolo velivolo che da Monaco di Baviera sarebbe decollato verso Wroclaw. Poi fa segno che qualcuno ha bisogno di bere, parlando in tedesco. Fortunatamente si riferiva all’aereo da rifornire. Momenti di ironia nel lungo viaggio che ha portato l’Olimpia dal Lido di Milano (allenamento mattutino) in Polonia via Monaco, per otto ore totali in viaggio. Prima il saluto a Marco Sodini, il tecnico di Viareggio che da metà agosto a oggi ha aiutato lo staff tecnico per sopperire all’assenza di Mario Fioretti, impegnato con la Nazionale italiana. Tutti in cerchio in mezzo al campo, per ringraziare Marco, grande lavoratore, preziosissimo aiuto, finendo con una bottiglia di champagne e un piccolo rinfresco. “E’ stato con noi in un momento delicato della preparazione. Da oggi, anche se va via, rimane uno del gruppo”, dice il coach Luca Banchi.

IL VOLO – Si parte in 10 giocatori perché Angelo Gigli deve ancora recuperare dai problemi che gli hanno fatto perdere gli Europei, Kristjan Kangur si è bloccato per un risentimento alla schiena e Momo Tourè è ancora alle prese con un’influenza che gli ha fatto perdere diversi chili. Si fa scalo a Monaco di Baviera dove lo stop dura un’ora e il capitano Alessandro Gentile al gate racconta dei suoi trascorsi nelle nazionali giovanili con cui ha fatto quattro Europei. Quello con la Nazionale maggiore è stato il quinto. Il general manager Flavio Portaluppi si apparta con Curtis Jerrells per una breve chat davanti ad un computer. In un angolo ci sono gli allenatori. Sul volo Mario Fioretti viene ripreso all’interfono: prima per essersi alzato e aver cambiato posto in un momento in cui non era consentito e poi per aver lasciato il bagaglio a mano lungo il corridoio di passaggio.

WROCLAW – L’arrivo in hotel è rocambolesco perché improvvisamente sono sparite le camere. La hall si popola per una mezz’ora. La cena avviene in una saletta divisa con la Nazionale polacca del 1963 mentre su una parete scorrono le immagini della finale degli Europei del 1963, proprio a Wroclaw, in cui la Polonia conquistò la medaglia d’argento perdendo contro l’Unione Sovietica. Immagini d’altri tempi ma destano l’attenzione di alcuni. Jerrells si alza e riprende con il telefonino le immagini. I giocatori polacchi del passato, molto silenziosi, non solo per l’età, si accendono un po’ e applaudono quando il preparatore atletico Danesi esprime l’orgoglio di dividere la stanza con i cestisti di un’altra era. Samardo Samuels nella hall incontra Christian Eyenga, che giocò con lui a Cleveland nel 2010 e adesso è allo Zielona Gora. Diventa anche questa una rimpatriata. Il meeting previsto è cancellato: troppo tardi e la sveglia è destinata a suonare presto, alle 8, perché con la partita alle 17 tutto è anticipato di qualche ora, sveglia, colazione, allenamento, meeting, pranzo e ritorno al palazzo.

 

IL SALUTO DI SODINI
IL COACH E L'INDISCIPLINATO