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Olimpia On The Road: Madrid

31/10/2013
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Il calcio fa capolino nelle chiacchiere che dal Lido portano l’EA7 alla Malpensa per il volo verso Madrid. La sera prima il coach Luca Banchi è stato a San Siro a vedere Milano-Lazio e sostenere Massimiliano Allegri, quasi coetaneo che conosce dai tempi in cui Banchi allenava a Livorno, la città di Allegri. Ironicamente Banchi è juventino e si trova adesso a rivedere un po’ le proprie passioni. Nicolò Melli, il vero appassionato di calcio nello spogliatoio (ora insidiato però da Samardo Samuels), invece è interista e racconta di come nella sua unica settimana di vacanza, a Lampedusa, tra la fine degli Europei e il ritorno a Milano abbia fatto casualmente una gita in barca con il grande Mario Corso e Javier Zanetti che si trovavano sull’isola per l’inaugurazione di un Inter Club locale. “La cosa che mi ha impressionato è come Zanetti abbia schivato eroicamente un maxi piatto di scampi crudi per preservare la propria ferrea dieta. Una cosa maniacale”, rileva Nicolò che ammette onestamente di non aver seguito il suo idolo calcistico sul quel territorio. Ma la cura maniacale dell’allenamento porta Giustino Danesi, davanti al bancone del check-in, a parlare dei suoi trascorsi nell’atletica e di giovani sparring-partner dell’ultimissimo Pietro Mennea, vicino ai 40 anni nell’ultimo rientro. “Un altro asceta – ricorda – che aveva la capacità di sopportare carichi di lavoro mostruosi. Quando sei così rischi di romperti oppure ti capita di diventare Mennea”. Lo conobbe a Formia, dove si allenava. L’allenatore storico di Mennea era Carlo Vittori, che è di Ascoli Piceno, abruzzese come Danesi. Più leggera la conversazione con Samardo Samuels che esibisce un taglio di capelli insospettabile con stella disegnata sulla tempia destra. Sorride e lo mostra orgoglioso. “E’ divertente, piace alla gente”, commenta.

QUI MADRID – Si arriva alle 18 con una leggere brezza e tanto traffico che rallenta notevolmente il viaggio verso l’hotel del centro che aspetta l’Olimpia nella notte di Halloween. Per Alessandro Gentile e Nicolò Melli c’è prima della cena l’incombenza di due interviste per Canal Plus, che trasmette da quest’anno in Spagna l’Eurolega. I due ragazzi si esprimono correttamente in inglese, parlano di Milano, del basket italiano, del Real Madrid, di Nikola Mirotic che nel 2011 li privò della medaglia d’oro agli Europei Under 20 di Bilbao. Sul momento del basket italiano dicono la stessa cosa: “Abbiamo buoni giocatori italiani ma c’è bisogno di più spazio e invece le squadre riservano i loro posti a troppi stranieri”.

QUI MELLI – Dice Melli: “Mirotic è uno dei migliori giocatori d’Europa, una delle migliori ali forti. Penso di non aver mai battuto una sua squadra. Questo è il mio quarto anno a Milano e vorrei fosse un buon anno, dimostrare che la stagione scorsa è stata un episodio, vorrei dimostrare che quello che il nostro proprietario e il nostro presidente hanno deciso di spendere l’hanno speso bene. In Eurolega giochi ogni settimana contro i migliori giocatori, ogni volta è sempre una cosa particolare, è quasi come giocare nella NBA o in Champions League per un calciatore. Come squadra dobbiamo dimostrare passione e rispetto per la maglia che portiamo. Io sono nato mangiando pane e giocando a basket. Sono fortunato, mio padre mi ha supportato in ogni decisione e mia madre, che è stata un olimpionica, è sempre stata prodiga di consigli, suggerimenti. La NBA? Giochi bene una partita e parlano così, ma la mia educazione mi porta a prendere tutto con cautela, a non avere fretta. Sono stato una decina di giorni in America ad allenarmi con alcuni club NBA ma l’ho fatto per mettere anche questa esperienza nel mio bagaglio, per migliorare. La NBA non è nei miei piani. La maglietta di Jasikevicius? E’ vero, gliel’ho chiesta rientrando in spogliatoio e lui me l’ha data. L’avevo chiesta anche a Diamantidis e a Papaloukas ma Theo non me l’ha potuta dare. Era quella del Maccabi”.

QUI GENTILE – Dice Gentile: “Il Real è fortissimo e affrontarlo è stimolante. Milano non è al top in Europa da un po’ di tempo ma chi sa di basket sa che questa sfida è stata importante anche nel basket, non solo nel calcio. Mirotic è uno dei migliori giocatori d’Europa, lo conosco da anni, dai tempi delle nazionali giovanili. Domani metterò un paio di scarpe nuove, inedite, un segreto. Scarpe speciali per l’occasione. Portare il nome Gentile significa avere un po’ di pressione perché tutti si aspettano che tu faccia certe cose ma è anche un onore. Però ognuno di noi deve avere la propria carriera, mio padre ha avuto la sua, io sto cercando di costruirmi la mia. Siamo giocatori diversi, persone diverse. L’Eurolega è un sogno, perché in Europa è il massimo. Treviso? Era forte la prima squadra ed erano forti le giovanili, era una specie di scuola di basket. Trasferirmi a Milano non è stato facile, all’inizio era complicato l’adattamento da una città piccola ad una grande, dove le aspettative sono enormi ogni sera. Quest’anno vorrei che vincessimo lo scudetto, dopo averne parlato tanto è il momento di farlo e basta. In Eurolega vorrei competere, fare bene, avvicinarci al top. La NBA? Io non leggo molto, che parlino bene o male di me non mi aiuta a diventare un giocatore migliore”.

LA VIGILIA – La cena viene consumata in un piccola saletta privata. Si parla di Kristjan Kangur e del suo recupero. Si parla di Angelo Gigli e dei progressi fatti negli ultimi giorni e di come sia ormai vicino il ritorno… al basket. Pablo Laso, il coach del Real Madrid, intanto viviseziona l’Olimpia: “Squadra forte nell’uno contro uno, con giocatori come Gentile, Langford e Jerrells che ti attaccano. Usano molto gli spazi, vogliono crearne, ecco perché il loro 4 è sempre perimetrale, che sia CJ Wallace o Nicolò Melli. Il grande equilibratore è David Moss: può segnare da fuori ma è anche un difensore straordinario”. Moss è partito da Milano con la prima copia di “Tattoo Italia” che gli dedica un servizio di due pagine in cui racconta del suo rapporto con i tatuaggi, il loro significato, il dolore provato nell’esecuzione e altro.

 

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