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Kenney is Back: “Io, Rubini e Varese”

07/05/2013
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Seconda parte dell’intervista rilasciata dal grande Arthur Kenney a www.olimpiamilano.com in attesa della “Celebration Night” con il ritiro della maglia numero 18.
Arturo, com’era Rubini (nella foto in occasione del 70esimo compleanno dell’Olimpia) come coach?

“Coach Rubini era, anzi è il più importante personaggio di sempre nel mondo dello sport Italiano: Hall of Famer di Nuoto (Fort Lauterdale) e vinciatore della Medaglia d’Oro (a Londra) e di Bronzo (ad Helsinki) ed è nella Basketball Hall of Fame (Springfield) e vincitore della Medaglia d’argento olimpica (Aa Mosca).  Vincitore di 15 scudetti, una Coppa d’Europa, tre Coppe delle Coppe. Come allenatore: 510 vittorie in Italia (2 volte più del secondo) con 82% di vittorie; 69 vittorie in Europa (quasi 2 volte più del secondo) con il 78% di vittorie. Coach Rubini era un uomo di classe e di stile, un modello di comportamento. Sempre coraggioso e soprattutto signorile come “modo default”, un uomo di calma e sangue freddo; combattivo fin quanto occorreva. Insomma un uomo di poche parole, ma ogni sua parola conteneva un grande significato. Del Principe Rubini ci si poteva fidare completamente!  E spesso se la squadra andava sulla corsia sbagliata, lui chiamava il nome del giocatore per attirare la sua attenzione, e bastava che lui facesse solo un gesto e tutto si raddrizzava!

“Per me è stata una fortuna avere un personaggio simile. Lui sapeva esattamente quando doveva frenarmi un po’, e quando doveva lasciarmi andare. Eravamo in perfetta sintonia. A parte essere un grande allenatore, era anche un modello di comportamento, ed un grande, grande amico, un uomo in cui avevo la più grande fiducia e sapevo di potergli parlare in confidenza.  Lo stile del Principe ha fatto grande impressione anche sul Senatore Bradley quando giocava con i Knicks nel 1974. Coach Rubini invitò Bill Bradley a fare il Torneo di Rapallo, e lui rispose a patto che il Coach Rubini gli comprasse due paia di scarpe uguali a quelle che indossava! E Rubini accettò…”

Tre anni e tre spareggi con l’Ignis. Cosa provavi verso Varese?

“Varese era una grande società con un’amministrazione molto professionale (avevo molto rispetto per il general manager Gualco), ed con una squadra molto forte.  Nella mia modesta opinione, era la seconda società d’Italia!.

“Nel 1970 nel mese di dicembre in preparazione della nostra trasferta a Varese (il 26/12), abbiamo fatto un allenamento nella Palestrina del Palalido, dato che il campo principale era  occupato. Quando sono venuto giù dopo aver fatto un terzo-tempo mi sono procurato una distorsione alla cavaglia sinistra sul tubo che rinforzava la base della struttura del canestro.  Sono rimasto a letto con il ghiaccio, portato del fedele massaggiatore Angelo Cattaneo e mangiavo pastiglie d’ananas purché la distorsione diminuisse e la caviglia diventasse meno gonfia. La sera di Natale, Giorgio Giomo mi portò al ristorante in via Borgospesso e ho mangiato con i miei compagni di squadra. Ma come dessert ho chiesto un sorbetto di ananas!  Ho continuato a “snackare” pastiglie di ananas fino alla discesa dal pullmino a Varese.  Il buon Cattaneo mi fasciò bene, ma la caviglia continuava a darmi fastidio nel riscaldamento.  Gli ho chiesto di farmi una puntura di novocaina attraverso le bende (non c’era il tempo di disfare le bende, disinfettare la pelle, e poi rifare le bende). Il suo pronto soccorso fu ottimo e potei giocare bene ma non abbastanza per assicurare la vittoria.

“Ma nel ritorno con Varese alla 19esima giornata, mancavano pochi secondi alla fine con la nostra squadra, il Simmenthal, sotto di un punto.  Io tentai di fare un terzo tempo e ci furono tre falli commessi su di me.  Il pallone era volato per aria e Pino Brumatti lo prese per tentare un tiro volante e subito ci fu un quarto fallo fatto su Pino. Il Coach Rubini ha chiesto un “time-out” e Pino, un tiratore di tiri liberi più forte di me, ha fatto la scena a metà campo lontano dalla nostra panchina. Il Pino era in ginocchio, mani in testa…tutto emozionato, tutto preoccupato per i tiri liberi.  L’arbitro Bianchi venne verso la nostra panchina e disse al Coach Rubini: “Tira Kenney” e non Brumatti. Ho fatto tutti e due e abbiamo vinto di un punto (73-72). Durante la settimana, Mike Bongiorno sul programma TV, Rischiatutto, chiese ad una signora il nome del giocatore del Simmenthal che aveva realizzato i due tiri liberi per battere l’Ignis di Varese, e la signora ha azzeccato il mio nome!  Nella giornata successiva, abbiamo battuto l’All’Onestà, poi l’Eldorado Bologna. Nell’ultima giornata abbiamo battuto la Snaidero Udine, facendo il record con i 138 punti realizzati (a 88 punti segnati da loro, o 50 punti di scarto)! Ma perdemmo lo spareggio a Roma con l’Ignis.  Invece abbiamo battuto la Spartak Leningrado in finale delle Coppe delle Coppe a Milano”.

Ma l’anno dopo ci fu la rivincita.

“Alla decima giornata siamo andati a Varese.  Io e Pino Brumatti in macchina dalla sede per il rendez-vous al pullman al Palalido. Quando siamo arrivati a Piazza Firenze, al semaforo rosso, un gatto nero è passato davanti a noi. Dissi a Pino che non era al 100% nero, che aveva qualche macchia bianca.  Ma non abbiamo giocato bene.  Dall’altro lato, Dino Meneghin non ha giocò bene, e tirò una percentuale inferiore alla mia, ma i giornali parlarono della mia brutta giornata…e giustamente, perché perdemmo di 5 punti.

“Alla 21-esima giornata abbiamo fatto il ritorno ed abbiamo vinto di 5 punti. Allo scadere della partita, ho fatto un’entrata ed il buon Dino mi fece  un fallo 3 o 4 secondi dopo il tiro, ma intanto avevamo vinto. Nello spareggio a Roma, Coach Gamba fece uno schema speciale per Renzo Bariviera, per sfruttare la sua superiorità atletica, ed all’inizio della partita, l’Ignis non poteva fermarlo.  Abbiamo vinto lo scudetto (64-60), vinto la coppa delle Coppe (per il  secondo anno consecutivo), in campo neutro a Salonicco, dopo una vera battaglia a Belgrado!  Abbiamo completato un Piccolo Slam con la vittoria finale nella Coppa Italia.

“Nel 1972/73 nella 12esima giornata abbiamo battuto Varese in casa (76-72).  Nel ritorno stavo recuperando da una frattura capillare della tibia sinistra che risultò in uno strappo al tendine.  Prima del ritorno, Cattaneo mi diede una lampada ultra-viola.  Solito esagerato, mi sono scottato la gamba di brutto e giocai a Varese con una ustione di  terzo grado alla gamba sinistra. Nello spareggio a Bologna, eravamo in testa finché non sono uscito per un quinto fallo su Dino… discutibile, e poi l’uscita di Renzo Bariviera con il suo quinto fallo.  Ma abbiamo perso, ed io ero sconsolatissimo.

“Ma avevo moltorispetto per la società  Varesina. Dopo il mio secondo campionato, ho fatto anche un torneo estivo rinforzando la squadra juniores di Varese (Coach Nico Messina).  E battemmo la squadra di Cantù rinforzata da Ciccio Dellafiori.  Io ero l’ambasciatore dell’Olimpia verso i giovani Varesotti. E al contrario di quello che si raccontò all’epoca, non fui preso in ostaggio”. (2-continua)