
Da oggi Arthur Kenney per alcuni giorni affida al nostro sito i suoi ricordi dell’era milanese della sua straordinaria storia in attesa della cerimonia di ritiro della maglia numero 18.
Arturo, ricordi la trattativa per venire a Milano? Come si sviluppò ?
“Durante l’estate del 1969 mentre giocavo con la squadra del Coach Jim McGregor abbiamo giocato i tornei estivi in Italia. Per la prima volta giocai contro l’Olimpia Milano che era sponsorizzata dal Simmenthal, la ditta della grande famiglia Sada. Il primo torneo fu a Lodi in centro, e alla fine del torneo, il 20 luglio, siamo tornati in albergo a vedere Neil Armstrong fare il primo moonwalk. Poi abbiamo fatto una serie di tornei in Sicilia, e così venni a conoscere dal vivo la grande società e la grande squadra dell’Olimpia, di cui avevo visto in TV la finale di Coppa Europa nell’Aprile del 1966, mentre io giocavo alla Fairfield University come sophomore (secondo anno).
“Finita l’estate, tornai a Le Mans per il mio secondo campionato francese. Nel Maggio 1970, dopo il piazzamento da Vice-Campione di Francia, durante la finale della Coppa di Francia contro Vichy tenuta a Saint-Nazaire, sono stato invitato dal Coach Cesare Rubini e l’assistente Sandro Gamba per fare un provino col Simmenthal a Milano. Presi l’aereo da Parigi a Milano e incontrai il Presidente Dott. Adolfo Bogoncelli ed il giocatore Giorgio Gaggiotti. All’inizio le conversazioni erano in Francese, ma se mi avessero parlato in milanese sarebbe stato più interessante ed un buon avvio per la mia conversione all’italiano!
“Il giorno dopo abbiamo fatto un’amichevole nella Palestrina del PalaLido. Io rinforzavo la squadra di Jim McGregor (lo sponsor era Gillette), e Bob Lienhard giocava con alcuni giocatori dell’All’Onestà, mi ricordo Barlucchi e Nizza. Gamba mi diede un appuntamento per le 11 il giorno seguente, e le trattative durarono pochissimo tempo con Ricky Pagani a tradurre i commenti dal Dottor Bogoncelli. Ho firmato un contratto e siamo andati a pranzo in Piazza Risorgimento, al ristorante “da Luigi.” Il giorno in cui ricevetti il contratto dal Dott. Bogoncelli e dal Coach Rubini diventai la persona più felice in Italia, anzi, nel mondo! Come diciamo noi Americani fu come living the dream – il mio sogno stava per diventare realtà!”
Cosa conoscevi di Milano prima di venire?
“Il primo aprile 1966 vidi il Simmenthal, rinforzato da Bill Bradley e Skip Thore,n a Bologna battere la Slavia Praga 77-72, grazie al programma, ABC’s The Wide World of Sports. Il sabato pomeriggio, ero attaccato alla televisione, e oltre a vedere fuoriclasse come Bill Bradley e Skip Thoren, vidi Nane Vianello (21 punti) segnare da tutte le posizioni, le acrobazie di Sandro Riminucci ed il sangue freddo del giovane protégée di Bradley, Giulio Iellini. Vidi il contributo degli altri nella squadra: Massimo Masini e Giando Ongaro. Vidi la classe, o piuttosto fuoriclasse e lo stile vincente del Coach Rubini e di Sandro Gamba. Non potevo credere che la mia strada di vita mi stesse portando in Via Caltanisetta, 3!
“Essendo NewYorkese di nascita, sapevo che Milano era una città molto speciale! Avevo avuto l’occasione nelle estati del 1968 e 1969 quando giocavo appunto con le squadre di Coach McGregor di fare tappa a Milano parecchie volte. Così sapevo che Milano era molto conosciuta per: Centro Delle Arti: Zona Brera; Santa Maria Delle Grazie, L’Ultima Cena, L’Opera ed il balletto a La Scala, Centro della Moda. Sapevo che l’Olimpia era una una grande società ricca di tradizione vincente ma non sapevo le profondità di questa tradizione. Sapevo che la Famiglia Sada, il Dott. Bogoncelli ed i Coach Rubini e Gamba erano uomini speciali, ma non sapevo ancora quanto speciale!
“Sapevo che i giocatori erano bravissimi, 6 erano nazionali (Iellini, Brumatti, Masini, Bariviera, Cerioni, Giomo, e Bianchi era nazionale juniores), ma non sapevo che saremmo diventati amici per la vita. Conoscevo molto di Milano, ma c’era una mondo d‘esperienze ancora da scoprire”.
Sei rimasto legato emotivamente a quelle stagioni: cosa trovasti di speciale a Milano?
“All’Olimpia ho trovato la società piu vincente nella storia della pallacanestro Italiana. Ho trovato il tandem di Coach, Rubini e Gamba, che si completavano in carattere/agonismo e tecnica in modo perfetto! Tutti i giocatori avevano il loro DNA vincente coerente con lo spirito della società. Da parte mia, sono cresciuto in ambienti vincenti: Power Memorial High School (71 vittorie consecutive per due anni e mezzo); Fairfield University dove stabilimmo il record di vittorie per una stagione (79.2%), e nell’ultimo anno abbiamo giocato contro la #1 Houston University di Elvin Hayes e la #3 St. Bonaventure di Bob Lanier. A Le Mans i risultati furono migliori di quanto mi aspettassi; e le vittorie nei tornei estivi con le squadre di Coach McGregor erano infinite. Così avevo anch’io una grande tradizione vincente nel mio DNA. Avevo sviluppato doti in tutte le discipline: giocavo esterno alle elementari; ala e poi ala forte alla Power Memorial, e pivot alla Fairfield University ed a Le Mans. Potevo giocare qualsiasi posizione in attacco. Con più di 100 partite di pressing-a-tutto-campo con le squadre di Coach McGregor per due estati, potevo marcare qualsiasi giocatore : i pivot come Lienhard o il grande Dino o le ali mobili come Manuel Raga. L’Olimpia aveva già ottimi ingredienti di base, ed io avevo la dote di rinforzare quello che serviva in una particolare serata. Il risultato? Durante quelle tre stagioni abbiamo vinto 98 partite contro 18 sconfitte. Abbiamo vinto uno Scudetto, due Coppe delle Coppe, ed una Coppa Italia”.
Imparasti la lingua, oggi gli americani non lo fanno: eri obbligato a farlo per comunicare o fu una tua scelta?
“L’unica cosa che chiesi al Dottor Bogoncelli nella trattativa fu la lezione d’Italiano. Il mio caro amico Basilio Andolfo mi sistemò alla British School in via Montenapoleone. Parlavo francese con il mio compagno di camera Giorgio Gaggiotti ma sempre meno; con Pino Brumatti parlavamo sempre più italiano e sempre meno goriziano; e un po’ di milanese con Paolo Bianchi, Giorgio Papetti, e con il massaggiatore Angelo Cattaneo.
“Ero fluente in francese, fu più facile così imparare l’Italiano. Avevo una base buona in inglese, ed alla Fairfield University mi sono laureato in letteratura Inglese. La mia insegnante alla British School era la Signora Lidia Verga, un po’ anziana ma bravissima. Mia figlia ha studiato teatro alla Yale University. Aveva scelto Italiano come lingua, e l’aveva studiato a Grado durante l’estate. Il proprietario dell’albergo nel quale fece il soggiorno era tifoso mio quando giocavo all’Olimpia. Quando sono andato a visitarla a Grado, il proprietario mi disse che ero stato selezionato nel “Grado Draft” e così venni costretto a giocare un’amichevole al sole di mezzogiorno. Ma fu così contento del risultato vittorioso che in cambio mi portò a pescare i branzini di notte. Pescammo abbastanza branzini per 2 pasti per tutte le persone in albergo. Con l’Italiano potei sfruttare la ricchezza della cultura che si trovava a Milano, e soprattutto sviluppare amicizie più profonde con la mia famiglia dell’Olimpia ed il nostro gruppo di fratelli”. (1-continua)