La presenza di Russ Schoene nella Hall of Fame dell’Olimpia è quasi un miracolo. Uscito dall’università di Chattanooga-Tennessee, fu scelto al secondo giro dei draft NBA (numero 45) da Philadelphia e ceduto dopo qualche mese a Indiana. Rimase con i Pacers per una stagione e mezzo e nel 1984 approdò a Milano. Era la squadra di Dan Peterson, Mike D’Antoni e Dino Meneghin. Ma era anche la squadra che aveva perso due finali consecutive, nel 1983 contro Roma e nel 1984 contro Bologna. Ma le prime prove di Schoene a Milano non furono convincenti. L’Olimpia a quei tempi cercava spesso il grande nome sul mercato americano. Era passata attraverso il caso Earl Cureton ma aveva rimediato con la prima scelta Antoine Carr. Schoene non aveva un ruolo preciso. Essendo 2.08 al college giocava centro, a Milano il centro era Meneghin e lui venne schierato da ala grande mentre l’altro americano, il veterano NBA Wally Walker, giocava da ala piccola. Quando l’Olimpia arrivò vicina a perfezionare la trattativa con Joe Barry Carroll l’idea era di tagliare Schoene. Questione di ruolo e di rendimento. Fosse successo nessuno avrebbe detto nulla e Schoene sarebbe stato una meteora nella storia dell’Olimpia. E invece… invece in extremis, il rendimento di Schoene si impennò e coach Peterson ebbe una folgorazione, quella di spostarlo in posizione di ala forte sfruttandone il tiro da fuori. La mossa funzionò: l’Olimpia nel 1984/85 giocò con Carroll, Meneghin e Schoene vincendo scudetto e Coppa Korac. Se nei playoff Carroll fu il grande protagonista, nella finale di Korac contro Varese, fu Schoene a dominare la partita. Un anno dopo, confermato, fece un altro balzo in avanti e risultò di fatto l’Mvp della stagione. Nel 1986, sull’onda dei due anni trionfali di Milano, Schoene tornò nella NBA a Seattle. Sarebbe tornato in Italia a fine carriera, a Verona e Bologna.