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Hall of Fame 27: Riccardo Pittis

07/08/2013
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Riccardo Pittis, prodotto del settore giovanile di Milano, per emergere dovette superare una malformazione cardiaca che lo colpì alla nascita e infine un infortunio alla mano destra che nella seconda parte della carriera lo costrinse addirittura ad eseguire i tiri liberi con la mano sinistra. Ma in quel momento Pittis si era già trasferito da Milano a Treviso, club dominante in quelle stagioni. Il primo Pittis era un giocatore diverso dall’ultimo Pittis. Il Pittis di Milano era un giocatore perimetrale, grande nel trattamento di palla, atletico, difensore e buon tiratore. I suoi allenatori sognavano di farne un playmaker di oltre 2 metri, Peterson pensava a lui come alla versione italiana di Magic Johnson. Pittis entrò presto del giro della prima squadra. Fu decisivo a 18 anni nello scudetto che completo il Grand Slam di Peterson. L’Olimpia arrivò alla finale contro Caserta prosciugata di energie. Vinse le prime due partite ma i suoi veterani erano a pezzi in gara 3. Caserta, giovane e coraggiosa, andò in fuga, 19 avanti, e sentì profumo di rimonta. Peterson, disperato, mandò in campo Pittis. Mise due bombe, rubò un pallone, segnò 10 punti e ispirò la rinascita che condusse allo scudetto. Un anno dopo Pittis ebbe un ruolo più ampio nella vittoria in Coppa dei Campioni. Poi vinse un altro scudetto nel 1989, aiutò la squadra nella fase di transizione gestita da D’Antoni, spostandosi progressivamente vicino a canestro, suo ruolo naturale più tardi a Treviso, dove arrivò nel 1993.

C'ERA UNA VOLTA ACCIUGHINO