
Nell’estate del 1980 il Billy, a caccia della combinazione giusta per vincere lo scudetto, tentò un colpo eccezionale: portare a Milano numero 3 dei draft NBA, Kevin McHale. Scambiato per Joe Barry Carroll, altro futuro milanese, McHale era ai ferri corti con i Boston Celtics e venne a Milano per forzare loro la mano. In extremis i Celtics fecero la loro mossa e lo riportarono negli Stati Uniti. Ad una settimana dall’inizio del campionato, coach Peterson scelse il veterano John Gianelli, ala forte più che centro, mano finissima, difensore, molto intelligente. La scelta di Gianelli fu discussa. Giocava senza tradire emozioni e venne ribattezzato Pisolo. A leggere le cifre di quegli anni si farebbe in fretta a farsi un’opinione. Gianelli in tre anni a Milano ebbe sempre oltre 16 punti di media e nelle prime due stagioni anche oltre 12 rimbalzi a partita. Le sue medie di tiro dal campo incrementarono ogni singolo anno. Nel 1981-82, anno dello scudetto, Gianelli giocò 39.1 minuti di media. Fu l’autore della stoppata decisiva su Mike Sylvester, quella dello scudetto contro Pesaro. Restò un altro anno e giocò la finale di Coppa dei Campioni persa di uno contro Cantu. Forse uno dei grandi americani più sottovalutati nella storia dell’Olimpia. Nato nel 1950, Gianelli era un californiano di origini italiane, che ebbe una grande carriera universitaria a Pacific, andò nella NBA e si ritagliò un ruolo nei Knicks vincendo il titolo del 1973 accanto a Bill Bradley. Nel 1976 fu uno dei giocatori ceduti a Buffalo per McAdoo a conferma dell’incredibile sequenza di coincidenze targate Olimpia che lo legano da McHale e Carroll a Bradley e McAdoo.