280 presenze e 2746 punti segnati. Quasi dieci di media per un giocatore, Vittorio Ferracini, Toio per tutti, pordenonese di nascita ma milanese di scuola cestistica, mai noto per le sue qualità realizzative. Ferracini è sempre stato un giocatore di squadra, duro, bravo a portare blocchi, aiutare i compagni, farsi sentire a rimbalzo e in difesa. Giocava due ruoli, ala forte e centro, ma quando ne ebbe bisogno, in un’altra epoca, Dan Peterson lo impiegò persino da ala piccola, modellandolo su Bobby Jones, l’ala di Philadelphia che senza essere veloce o tiratore riusciva a giocare sul perimetro. Ferracini arrivò a Milano a 16 anni, venne prestato a Padova e alla Virtus Bologna, tornò a casa non senza difficoltà nel 1973 rimanendovi fino al 1983. In pratica ha legato due ere dell’Olimpia quella della squadra degli spareggi con Varese e quella di Dan Peterson. In mezzo anni più complessi. Alla fine vinse solo lo scudetto del 1982 e la Coppa delle Coppe del 1976, anno della retrocessione. Paradossalmente erano i suoi anni migliori, quelli in cui era una pedina fissa della Nazionale vincendo anche il bronzo agli Europei del 1975. Ferracini è il secondo rimbalzista nella storia dell’Olimpia ma il migliore nei rimbalzi offensivi e il secondo per presenze dietro Mike D’Antoni. E’ stato un capitano valoroso, l’ultimo prima di D’Antoni. In seguito ha giocato a Treviso e anche alla Fortitudo.