Erano decisamente altri tempi. Duane Thoren, detto Skip, arrivò a Milano nell’estate del 1965, vinse scudetto e Coppa dei Campioni, era l’americano del Simmenthal in un’era in cui ne era consentito uno solo per formazione e poi ne arrivava un altro ma solo per la Coppa. Con Thoren giocava addirittura Bill Bradley. Quest’ultimo aveva portato Princeton alle Final Four NCAA, era famoso, era importante ed era stato scelto dai New York Knicks. Ma Skip Thoren era anche lui una stella assoluta. A Illinois, nel 1964-65 finì la stagione segnando 22.2 punti di media più 14.5 rimbalzi. Nella finale contro UCLA, ebbe 24 punti e 24 rimbalzi ma uscì per falli e la sua squadra perse. Thoren giocò un anno a Milano poi diventò professionista e fece tre anni nella ABA, nel secondo viaggiò a 16.7 di media e nel 1969 giocò l’All-Star Game. Quando il Simmenthal lo firmò era una quarta scelta NBA ma numero 30 assoluto. Oggi sarebbe stato una prima scelta. Nella finale di Bologna contro lo Slavia Praga segnò 21 punti. Thoren era un centro di 2.05, grande rimbalzista, non molto fisico, ma sapeva usare il gancio come pochissimi e nella Coppa dei Campioni del 1966 dialogava alla perfezione con una specie di playmaker aggiunto quale era Bradley.