La settimana “on the road” dell’Olimpia si avvia alla conclusione. Ultimo giorno in trasferta: da OAKA la squadra si trasferirà direttamente all’aeroporto per rientrare a Milano. L’obiettivo primario del viaggio era tornare a casa con il pass per i playoff di EuroLeague staccato ed è stato così. Oggi è il primo aprile e la squadra cerca sul parquet del Panathinaikos di migliorare ancora la propria posizione di classifica, finendo il più in alto possibile convalidando una stagione fatta di tante vittorie storiche che le hanno dato lustro. Nella storia dell’Olimpia il primo aprile è un giorno storico, perché nel 1966 vinse la sua prima Coppa dei Campioni. Fu anche la prima vittoria europea di una squadra italiana. Successe a Bologna, era un sabato, l’avversario era lo Slavia Praga, ma la squadra diretta da Cesare Rubini aveva già realizzato gran parte del lavoro rimontando il Real Madrid al Palalido nei quarti di finale e poi nelle Final Four abbattendo il CSKA in semifinale. Una squadra immortale, un vero Dream Team, capitanato da Gianfranco Pieri, Sandro Riminucci, Gabriele Vianello, Giulio Iellini, Massimo Masini. Cinque die più grandi giocatori italiani della storia. In panchina c’erano due Hall of Famer, Rubini e Sandro Gamba, in campo ce n’era un altro, Bill Bradley. E l’altro americano era Duane Thoren, Skip per tutti, da Chicago.
Girando per Atene può anche capitare di imbattersi in un murales dedicato a Nick Galis, uno dei “padri fondatori” del boom del basket greco. Il murales è in un angolo del parco che collega il centro con lo stadio Panathenaic. Galis è ritratto con la maglia della Nazionale che guidò al titolo europeo del 1987, esattamente nella stessa stagione in cui l’Olimpia vinse la sua seconda Coppa dei Campioni. L’anniversario, 34 anni, è il 2 aprile, domani. Galis è legato a quell’impresa perché era la star assieme a Panagiotis Giannakis dell’Aris Salonicco, la squadra che costrinse l’Olimpia ad una disperata rimonta da meno 31 nei turni preliminari per non essere eliminata prematuramente. Senza quell’impresa non ci sarebbe stato il Grande Slam dell’Olimpia, la storia sarebbe stata diversa. Galis segnò 44 punti nella partita di andata, ma fu cancellato in quella di ritorno. Per capire di che giocatore sia: l’anno dopo alla stessa Olimpia ne fece 50!
Da Belgrado, l’Olimpia si è portata nella notte in una Atene stranamente piovosa, ventosa e anche un po’ fredda. Con l’arrivo in hotel alle 2, la giornata seguente è cominciata più tardi, ma non è mancato l’allenamento nel primo pomeriggio. I ragazzi sono tornati in palestra nella tarda mattinata di mercoledì. La partita è fissata per le 21 locali, come da tradizione ellenica. La partita con il Panathinaikos significa molto per il general manager Christos Stavropoulos, che per 19 anni ha guidato l’Olympiacos e le battaglie nei derby di Atene non si contano, fanno parte della storia del basket europeo, non solo greco. Sono tempi abbastanza diversi, perché il Panathinaikos, finita la breve era di Rick Pitino, ha vissuto una stagione europea complicata dagli infortuni. Ma la squadra è ricca di giocatori forti, non solo Nemanja Nedovic, ovviamente, e il nuovo arrivato Mario Hezonja, reduce da cinque stagioni nella NBA. Georgios Papagiannis è stato un “lottery pick” nella stessa NBA e come tradizione dei club ellenici la componente die giocatori locali è importante. Papapetrou, Mitoglou e appunto Papagiannis sono una front-line da Nazionale.
L’hotel dell’Olimpia è lo stesso che usa normalmente la Nazionale italiana quando viene ad Atene, spesso per il tradizionale torneo dell’Acropoli che è poco distante da qui. Nel raggio di due chilometri e mezzo c’è Piazza Syntagma, dove ha sede il Parlamento greco, e c’è il Panathenhaic, lo stadio delle prime Olimpiadi moderne, quelle del 1896, che ospitò anche l’arrivo della Maratona del 2004, vinta dall’italiano Stefano Baldini in un’edizione dei Giochi indimenticabile, in cui l’Italia vinse la medaglia d’argento nel basket. E si giocava appunto a OAKA, come accadrà stasera.
OAKA è un impianto enorme, all’interno del principale polo olimpico di Atene, accanto alla piscina e accanto allo stadio. E’ tutto grande e bianchissimo. Sono state tolte le reti che proteggevano il campo, eredità di tante battaglie infuocate in uno dei posti dove il fattore campo è palpabile. Non quest’anno ovviamente per ragioni ovvie. Sui due lati corti dominano gli stendardi che ricordano le sei vittorie europee del club, la prima conquistata nel 1996 a Parigi. L’Olimpia si è allenata alle 12.45 locali, subito dopo la squadra di casa. Incrociato, in salute, Nemanja Nedovic, che ha salutato i vecchi compagni con il solito calore, come hanno fatto anche Shelvin Mack e Aaron White.