Curtis Jerrells è stato un simbolo. All’università di Baylor venne reclutato dopo un periodo di difficoltà che avevano quasi raso al suolo il programma cestistico, resuscitato dall’arrivo di coach Scott Drew. Jerrells fu la sua prima grande recluta e il giocatore che riattivò Baylor fino agli altissimi livelli attuali. Poi è stato nell’organizzazione dei San Antonio Spurs e in diversi club europei, l’ultimo il Besiktas Istanbul giocando anche l’Eurolega e segnando 14 punti a partita. Nato come realizzatore a Baylor, Jerrells per salire di livello si è trasformato in un playmaker, con un fisico importante, il tiro mancino, l’età giusta per sfondare. Ecco come si racconta.
SU MILANO – “E’ una bella sensazione, è stimolante, perché la società vuole vincere, non ha vinto per un bel po’ di anni ma è per questo che sono qui. Anche a me interessa solo vincere e lavorare duro per riuscirci. Ho buone sensazioni perché mi pare che tutti siano fortemente motivati e vogliano vincere, costruire qualcosa di nuovo traendo ispirazione dal passato”.
SULLO STILE DI GIOCO – “Chi mi ha visto giocare sa che tipo di giocatore sia. Sono uno che può fare canestro ma posso anche guidare la squadra. E’ un aspetto sul quale ho lavorato molto negli ultimi anni perché al college ero più un realizzatore. Sto cercando di imparare ad essere un vero point-man, coinvolgere i compagni, guidare la squadra”.
IL CAMPIONATO ITALIANO – “Sono stato qui per giocare un paio di partite di Eurolega, per il resto so quello che mi è stato raccontato ad esempio da James Gist che conosco bene e ha giocato qui qualche anno fa. So che le piccole squadre possono sempre battere le grandi ma ormai è così dappertutto, devi andare in campo e giocare duro altrimenti rischi anche contro squadre che sulla carta sono meno forti o magari stanno andando male. L’approccio dev’essere: giochiamo ogni partita come se fosse una finale”.