La lavagna con fogli asportabili con gli schemi da ricordare, il lettino del fisioterapista per i trattamenti pre partita e per fasciare le caviglie (“Non fossi stato fasciato la mia caviglia sarebbe rimasta a Istanbul”, scherza Alessandro Gentile) ovvero il regno di Massimo Simonetta e Claudio Lomma o dell’osteopata Giovanni Bassi anche se l’uomo-ovunque è Ale Barenghi, magazziniere tuttofare. Gli armadietti, la privacy. Lo spogliatoio è come un santuario, avviene tutto lì dentro. Gioia e dolore. Rabbia e sorrisi. C’è il ghiaccio e ci sono tante altre cose. Ci si parla e si scherza, si alza il volume del proprio i-pod o ingrandisce lo schermo dell’i-pad, tutto quello che serve per trovare la concentrazione e provare a vincere. Si suda, si fatica, si vivono le tensioni. Tutto in quello spazio, relativamente piccolo, relativamente confortevole. Noi vi portiamo dentor lo spogliatoio dell’Olimpia grazie alla macchina fotografica di Giulio Ciamillo (diritti riservati)

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