“Le caratteristiche di tiratore di Troy Daniels sono quelle che cercavamo in quel ruolo. E’ vero che arriva in Europa solo adesso, ma alle spalle ha una carriera di tutto rispetto nella NBA. Avrà bisogno di adattarsi, ma sono convinto che come per Jerian Grant anche questa scelta si rivelerà corretta”, dice il general manager Christos Stavropoulos. Daniels ha giocato nella NBA per sette stagioni, l’ultima esperienza è stata a Denver e prima ancora era ai Lakers nella stagione che poi li ha portatial titolo NBA. “Sono contento di essere qui, so che dovrò adattarmi, ma il basket è basket e ho l’esperienza per adeguarmi in fretta, anche se è la prima volta che gioco lontano dagli Stati Uniti”, dice Daniels.

Sulla prima volta in Europa – “Ho parlato con Malcolm Delaney prima di venire qui e anche con un paio di giocatori NBA che sono venuti in Europa. Mi hanno spiegato che la differenza maggiore è la fisicità del gioco, che qui è superiore. Si tratta di adattarsi soprattutto mentalmente. Non sono preoccupato, il basket è basket dappertutto. La differenza è nella fisicità, ma la chiave è come approcci mentalmente il cambiamento”.

Sulla sostituzione di Kevin Punter – “Non avverto alcuna pressione extra, sono un professionista da otto/nove anni e so cosa devo fare. Quello che mi interessa è aiutare la squadra a vincere il maggior numero possibile di partite, raggiungere i suoi obiettivi. Sono felice di tornare a giocare, di essere parte di questa squadra, di giocare a basket”.

L’influenza di Coach Messina – “E’ decisamente un allenatore per cui vuoi giocare. Ha grande esperienza di NBA, capisce il gioco e i giocatori. Anche per me la sua presenza è stata determinante. Come giocatore vuoi essere allenato dai migliori”.

Il suo gioco – “Dopo gli anni trascorsi nella NBA, tutti sanno che sono un tiratore, ma quello che è arrivato a Milano è anche un uomo di spogliatoio, non sarò mai uno che arriva in partita o in allenamento con un’attitudine negativa. Ora sono solo entusiasta di essere qui e di giocare a basket in generale”.

La stagione di inattività – “Un anno è lungo, ho tentato di rimanere in forma ogni giorno, di essere pronto per una chiamata NBA, ma quando non puoi giocare un 5 contro 5 competitivo il tuo gioco può risentirne. Direi che ci vorranno un paio di settimane, anche solo per capire dove il gioco è differente qui, ma alla fine c’è sempre un solo pallone e quattro compagni in campo. Riuscirò a gestire questa situazione”.

In EuroLeague da undrafted – “Giocare contro nove giocatori scelti quando io non lo sono stato può darmi una motivazione extra, è sempre così, quando sei un undrafted. Ma a questo punto è un fatto secondario. Quello che mi motiva davvero è aiutare la squadra ad andare lontano”.

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