Mancano 40 giorni al “Celebration Day” del 6 marzo.
Gli anni ’80 sono stati anche gli anni delle due Coppe dei Campioni vinte nel 1987 e nel 1988. La prima fu conquistata in una gara secca a Losanna contro il Maccabi. La tripla di Doron Jamchy fu respinta dal ferro e il grande Bob McAdoo catturò il rimbalzo della vittoria in una partita resa drammatica dai crampi di Dino Meneghin e l’uscita per falli di Mike D’Antoni. Ma l’Olimpia il suo miracolo l’aveva compiuto nei turni preliminari rimontando una sconfitta di 31 punti a Salonicco vincendo a Milano di 34. Il 1987 fu l’anno del Grande Slam, perché oltre alla Coppa dei Campioni la Tracer vinse anche Coppa Italia e Campionato.

La stagione successiva in campionato fu Pesaro ad interrompere l’egemonia di Milano ma la squadra guidata da Franco Casalini si confermò in Coppa dei Campioni e vinse anche la Coppa Intercontinentale. D’Antoni, Roberto Premier, DIno Meneghin e Bob McAdoo erano le pietre angolari di quella squadra fantastica. Insieme avrebbero vinto anche il titolo italiano del 1990 nella memorabile gara di Livorno.

 

HISTORY LESSON di COACH DAN PETERSON

Nel 1955-56, il Borletti Milano con Coach  Cesare Rubini chiuse 13-8 (+ un pareggio), per il 2° posto, dietro la Virtus Bologna.   Il primo realizzatore della Serie A fu Romeo Romanutti (23,6 punti per gara).   Il distacco fra la Virtus e l’Olimpia era notevole:   la Virtus aveva 19 vittorie;  l’Olimpia ne aveva 13.    Anno Olimpico ma la FIP rinuncia di andare a Melbourne e ce ne sono polemiche su questa decisione, ancora.   Con questo risultato, Dr. Adolfo Bogoncelli e Coach Cesare Rubini (ancora giocatore) decidono di fare un salto di qualità.  L’anno successivo sarà il secondo anno in cui le squadra poterono utilizzare un giocatore straniero.   Molte squadre optavano, per motivi economici, per un Europeo.   Infatti, nel 1955-56, lo straniero dell’Olimpia era Demetrios Stephanidis della Grecia.   Invece, Dr. Bogoncelli, pensando in grande, compra Sandro “L’Angelo Biondo” Riminucci da Pesaro e va negli USA per Ron Clark, un pivot di 2,05, l’equivalente di 2,12 o 2,15 oggi.   E non avevano completato l’opera.   Volevano tornare al primo posto nella Serie A, e l’avrebbe fatto, per quattro anni in fila.  

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