Due anni fa Riccardo Moraschini era a Mantova, in A2: aveva scelto di tornare in un posto nel quale si era già affermato per ritrovare sé stesso dopo che un brutto infortunio aveva spezzato il suo volo durante la parentesi di Trento. Ventiquattro mesi dopo ha varcato la soglia del Mediolanum Forum: è l’MVP italiano uscente del campionato, un membro della Nazionale italiana e si appresta a giocare nell’OIimpia. “L’infortunio di Trento mi ha fatto prendere una strada più complicata, sono tornato in A2, ma ho recuperato bene, ho giocato tanto e ritrovato la fiducia che avevo costruito a Trento. Mantova mi ha permesso di rimettermi sulla strada giusta, dopo Brindisi mi ha dato una grande occasione che ho saputo sfruttare. E’ andato tutto bene. Il percorso mi soddisfa”.

Moraschini in realtà è stato una star del basket italiano già a livello giovanile, due scudetti con la Virtus Bologna, dove è stato allenato da Giordano Consolini, per anni uno degli assistenti di Ettore Messina, tante apparizioni nelle nazionali di categoria compreso l’argento di Bilbao 2011 nella squadra di Nicolò Melli e Alessandro Gentile. Ha debuttato in Serie A a 17 anni e ha già giocato 35 minuti di EuroLeague a Bologna nel 2008/09. “Sono stati anni lunghi, con alti e bassi: io ho sempre cercato di fare il mio, senza guardare a dov’ero, a che punto della mia carriera fossi e cosa dicessero di me. Io ho dato sempre il massimo, sono rimasto concentrato e lavorato per limare i miei difetti caratteriali e tecnici. Oggi sono maturo e affronto le cose in modo diverso rispetto a quando ero più piccolo e sono anche migliorato”, racconta Moraschini.

Lo scorso anno, Moraschini è esploso. “A Brindisi ho cominciato facendo il cambio della guardia e dell’ala e ho finito come playmaker titolare. Questo è un po’ il mio punto di forza, soprattutto in difesa posso marcare dall’1 al 3 e anche il 4 in alcune situazioni tattiche. Avevo un ruolo importante e questo mi ha dato sicurezza nelle mie qualità. Ho tirato con fiducia, ma ci ho anche lavorato tanto in estate. Sentire fiducia attorno mi ha permesso di diventare il giocatore che sono adesso”, dice. Ha segnato un top di 30 punti in una gara, ha segnato proprio a Trento il canestro da tre sulla sirena che ha dato a Brindisi la qualificazione alle Final Eight dove poi è arrivata alla finale. Ma lui pensa soprattutto in termini di squadra: “In attacco, cerco di leggere le situazioni. Se serve una determinata cosa la faccio, non guardo statistiche e tiri, penso solo a fare quello che serve per vincere”.

E così è arrivato a Milano: “E’ un passo molto importante per me: negli ultimi anni ho avuto tanti alti e bassi. Arrivare in una grande squadra, partecipare all’EuroLeague, che è il top in Europa, è una cosa che ancora non ho realizzato. Vengo da una stagione bellissima ma ora ce ne sarà un’altra ancora più importante. Per me e per Milano. Conosco il mio ruolo e ci sono gerarchie giuste. Io ho avuto fare un passo importante, ma giocare in una squadra come Milano, al massimo livello, ti permette di migliorare ancora. Il mio ruolo non sarà lo stesso, è inevitabile, ma qui l’importante è vincere e io farò quello che serve, seguirò il Coach, seguirò i compagni, per fare quello che occorre fare per aiutare la squadra”.

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