Il 15 marzo 2008 Mike James diventò ufficialmente una star. A Eugene, nell’Oregon, la capitale dell’atletica leggera americana, era in programma la finale del torneo dello stato tra la Grant High School di Portland e i favoriti di Oregon City. Grant, numero 8 del tabellone, vinse 63-56: il punto esclamativo lo mise Mike James con una tonante schiacciata. Quella sera ebbe 17 punti con 7/13 dal campo. Fece meglio solo Mike Moser, che poi sarebbe stato pesantemente reclutato dai migliori college della costa ovest. Quanto a James, 1.85 di statura, ottenne una chiamata da Eastern Arizona, un junior college.

Tony Broadous era l’allenatore di Grant High School quando James si pose obiettivi superiori al suo talento soprattutto fisico. Era un giocatore di energia e cuore, orgoglio ma con limiti evidenti che solo nel suo ultimo anno sarebbero in parte scomparsi. Mike Moser andò a UCLA, Paul McCoy, la terza stella della squadra, andò a Pepperdine. James ricevette la chiamata da Maurice Leitzke, appena arrivato a Thatcher in Arizona e senza giocatori nel roster tranne un ragazzo che conosceva Mike. Fu così che si ritrovò appunto a Eastern Arizona. MJ segnò 20.0 punti per gara al primo anno e 26.0 nel secondo, quarto realizzatore di tutti i junior college d’America. “Maturò così rapidamente che il suo atletismo progrediva mensilmente”, disse Leitzke all’Oregonian. Fu Leitzke il primo a vedere in James un talento da NBA o comunque da club di alto livello. Si trattava soprattutto di avere un’opportunità.

Dopo due anni l’esperienza nei junior college termina: chi ha maggiori qualità può completare il quadriennio universitario trasferendosi in un’università di prima divisione. James venne reclutato da Lamar, in Texas nella cittadina di Beaumont, sul Golfo del Messico.  L’allenatore era Steve Roccaforte (adesso è a Virginia Tech): voleva la miglior guardia disponibile. Lo contattò telefonicamente e quando James confessò di non avere alcuna offerta concreta, Roccaforte gli propose di andare a Lamar. James temendo che anche quell’opportunità potesse naufragare senza esitazioni gli indicò il numero di fax cui ricevere i documenti e in dieci minuti firmò per Lamar. Nella sua prima stagione segnò 52 punti in una gara contro Louisiana: record di sempre per l’ateneo texano. Era la sua ottava partita in Division One.

Nella sua seconda stagione, Pat Knight – figlio del grande Bobby Knight, tre titoli NCAA a Indiana, l’oro olimpico a Los Angeles 1984 – diventò capo allenatore a Lamar. James ne fece 29 contro Kentucky che avrebbe vinto il titolo NCAA e schierava giocatori come Anthony Davis, Michael Kidd-Gilchrist, Darius Miller e Terrence Jones che viene da Portland come James. Fu anche incluso nel quintetto ideale della Southland Conference e MVP del torneo che spedì Lamar al Torneo NCAA battendo in finale McNeese State. James segnò 26 punti.

Nonostante i 52 punti-record, i 29 contro una squadra di Kentucky infarcita di giocatori NBA, nonostante il titolo dello stato dell’Oregon e quello della Southland, la strepitosa capacità di giocare bene nelle partite importanti come avrebbe dimostrato in seguito, Mike James non ottenne nessuna chiamata nei draft NBA del 2012. Fu così che cominciò il suo personale giro del mondo. Prima in Croazia, al KK Zagreb, 19.1 punti a partita in nove gare e la chiamata immediata ad un livello più alto, in Israele, al Galil Elyon. Altre 13 partite e 22.8 di media. Abbastanza per andare a giocare in un grande club: giusto? Sbagliato! Nel 2013/14 giocò in Italia, ma Omegna, Legadue Silver. Segnò 22.7 punti a partita con 5.2 assist, facile MVP del campionato, allenatore era Giampaolo Di Lorenzo. A sceglierlo per Omegna fu Fabrizio Lorenzi, oggi giornalista di Repubblica, all’epoca team-manager a Omegna. Nel 2014 a chiamarlo fu il Kolossus Rodi in Grecia: altra tappa fulminante, appena otto apparizioni, 21.0 punti a partita ed ecco la svolta. Ovvero il passaggio a Vitoria, la lega spagnola di vertice e soprattutto l’EuroLeague.

(1-continua)

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