Paul Biligha è nato a Perugia, da genitori camerunesi, in Italia per motivi di studio. Ma si trovava in Camerun quando scoprì la pallacanestro: stava giocando a calcio con degli amici e un tecnico notò la taglia fisica, l’atletismo e gli propose di provare con il basket. La sua carriera nacque così. “Dopo un po’ mi sono fatto delle domande e ho cercato di capire come potessi crescere, fu allora che decisi di lasciare il Camerun e venire in Italia”. Il padre aveva contatti tra l’Umbria e le Marche. Biligha venne segnalato a Pierpaolo Perulli, che in quel momento però era il general manager di Firenze. Biligha andò a Firenze e diventò anche tifoso della Fiorentina. “Ho fatto qualche anno a Firenze, poi sono passato a Casalpusterlengo. Sono stati anni decisivi per me, fino a quando ho raggiunto la Serie A, ad Avellino”, racconta.

In Camerun, Biligha cercava soprattutto di replicare le gesta dei campioni NBA dell’epoca. “Era difficile trovare tanti video, informazioni, giornali, ma cercavo di seguire i giocatori che mi piacevano di più e in campo replicare i loro movimenti”, racconta Biligha. Ma non ci riusciva come voleva e fu così che decise appunto di venire in Italia. “Sono stato cinque anni a Casalpusterlengo, come Danilo Gallinari, sono cresciuto in foresteria, ho conosciuto belle persone che mi hanno aiutato a diventare il giocatore che sono diventato. Gli anni di Cremona invece sono quelli in cui sono cresciuto di più. Ho ritrovato come ad Avellino, Coach Cesare Pancotto, che mi ha dato fiducia e spazio. Cremona è un ambiente ideale, a livello organizzativo, per permettere ai giovani di crescere e io l’ho fatto”, ricorda Biligha.

Quello è stato anche il periodo in cui ha conosciuto la maglia azzurra: “Sì, ma già nelle giovanili sentivo un grande senso di appartenenza, è una sensazione speciale. Avrei potuto giocare nel Camerun, spero che in Africa possano vincere, perché il talento non manca e prova quanto interesse ci sia adesso per il basket, ma la mia scelta è sempre stata l’Italia. Joel Embiid è super, ma io mi sento più vicino a Pascal Siakam: parlo ovviamente di stile di gioco”. Lo stile di gioco è facile da identificare: “Sono un giocatore di energia che scarica adrenalina in campo. Questo, la mia voglia di difendere, saltare e correre mi permette di dare alla squadra un po’ di versatilità in difensiva e qualche transizione veloce in attacco”, si descrive Biligha.

Milano rappresenta il top per Biligha, un obiettivo che deve diventare trampolino di lancio. “E’ come quando sono stato convocato in Nazionale e sono riuscito a entrare nei 12 per gli Europei. Era la prova di quanto il lavoro svolto avesse pagato. Milano è lo stesso: dopo tanti campionato fatti in altre formazioni, arrivo in un’organizzazione di alto livello, dove sono esigenti perché l’obiettivo è vincere e farlo sempre. E’ quello che volevo”, conclude Biligha.

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