Verrà anche il giorno in cui Vlado Micov giocherà una partita brutta, difficile, in cui il tiro non entrerà e in difesa concederà qualcosa ad avversari più veloci ed atletici ma inferiori come esperienza, carisma, letture. Ma finora Micov a 33 anni sta giocando al più alto livello individuale della sua carriera. Al Pireo c’era bisogno di qualcuno che desse fiducia alla squadra perché la sconfitta di 48 ore prima contro il Real Madrid era stata dolorosa. E lui ha segnato 13 punti nel primo quarto. Poi ha segnato anche la tripla che ha messo la parola fine ad ogni velleità di rimonta dell’Olympiacos.

Dopo tre partite, che sono un campione minimo, irrilevante rispetto ad un’intera stagione ma sono comunque tre partite di EuroLeague (che vanno ad aggiungersi al titolo di MVP della Supercoppa), Micov sta giocando 32.3 minuti di media, è il quarto realizzatore della competizione a 18.0 punti per gara che sono circa il doppio della sua media carriera (9.4, il massimo in una stagione intera è stato 11.2). Solo Shved e Wilbekin hanno segnato più triple di lui, che ha il 53.3% dall’arco. Ha già superato la soglia dei 1.500 punti in carriera, sta correndo verso i 500 rimbalzi e le 150 triple.

C’è un motivo se in un basket frenetico in cui i giocatori cambiano squadra quasi ogni anno, Micov ha cambiato poco, pochissimo da quando è diventato Micov. Cantù, Mosca, Galatasaray e ora Milano per il secondo anno incantando con il suo gioco da Professore. Ha anche riassaggiato il campo da “numero 4” ad Atene. E’ successo quando Brooks aveva problemi di falli e Kuzminskas aveva bisogno di un passaggio in panchina. Implacabile nel capire cosa servisse e aiutare la squadra.

Qui il video degli highlights di Atene

 

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