Nell’arco di due fine settimana consecutivi hanno giocato un totale di sette partite, tre a Trento e quattro e Belgrado. Quando sono entrati alla Asa Nikolic Hall, il leggendario Pionir, costruito all’alba del boom del basket serbo, per giocare la prima partita della Next Gen erano le 11 di mattina. Nelle successive sei ore hanno giocato una partita, hanno mangiato, sono tornati nello stesso luogo per giocarne una seconda. E le hanno vinte tutte e due. Per i ragazzi dell’Olimpia Under 18 sono stati due settimane eccezionali, sia in termini di esperienza che di risultati. Hanno vinto un trofeo in Italia giocando come si dice in gergo “sotto età”, poi sono andati a competere al più alto livello possibile in Europa e sono arrivati in finale. Per 25 minuti hanno tenuto sotto nel punteggio il fortissimo Barcellona con i suoi sei stranieri e anni di vantaggio nel reclutamento che per loro è sempre stato internazionale: uno dei giocatori più importanti dei catalani, Dame Sarr, è italiano e compagno di squadra in Nazionale di Samuele Miccoli. Ma i ragazzi se la sono sempre cavata. Hanno fatto un figurone. Hanno vinto la Next Gen italiana assicurandosi nove partite su dieci, l’unica sconfitta è arrivata dopo un tempo supplementare contro la squadra, Tortona, poi battuta in finale. Hanno battuto per giocare la finale di Belgrado la fortissima Stella Rossa, eliminandola dalla finale del torneo di casa praticamente per la prima volta; hanno battuto il Maccabi Tel Aviv e hanno battuto la selezione costruita appositamente, infarcita di giocatori delle nazionali di categoria. Poco amalgamati magari ma bravi.

Denis Badalau, nella partita da 34 punti contro la Stella Rossa

Denis Badalau è stato il secondo realizzatore del torneo di Belgrado, ma anche il quarto rimbalzista. L’hanno premiato includendolo nel miglior quintetto della competizione. È un ragazzo cresciuto in Romania che si è trasferito a Todi per giocare a basket e coltivare un sogno. Due anni fa è arrivato all’Olimpia. La scorsa estate ha giocato gli Europei Under 18 con la Romania, pur essendo un anno più giovane. La sua partita contro la Stella Rossa, 34 punti, è stata sensazionale. Gli ha dato anche la fiducia per finire il torneo in modo strepitoso dopo il difficile esordio contro il Team Belgrado.

Badalau è con Samuele Miccoli, Diego Garavaglia, Achille Lonati, Mattia Ceccato e Omar Karem uno dei ragazzi dell’Olimpia che hanno giocato nelle rispettive nazionali la scorsa estate. Luigi Suigo, il 2.14 che ha debuttato in Serie A segnando da tre e poi trovando Nikola Mirotic ad accoglierlo a metà campo, era infortunato, altrimenti avrebbe giocato anche lui, come anche Leo Van Elswik. Miccoli era il più esperto a questi livelli, non solo per l’attività con le nazionali giovanili. Per lui era il terzo torneo della Next Gen. Ogni anno ha fatto meglio. Quest’anno, è stato continuo chiudendo con 13.2 punti e 5.8 assist di media, quinto assoluto. Nei momenti cruciali, ha segnato canestri vitali. Garavaglia, che era nel quintetto della squadra azzurra che ha finito gli Europei Under 16 al secondo posto, è stato dopo Badalau il giocatore più utilizzato da Coach Michele Catalani – al secondo anno a Milano – oltre i trenta minuti. Pur essendo tra i più giovani ha finito con 10.0 punti e 7.0 rimbalzi di media.

Samuele Miccoli a canestro contro il Barcellona

Lonati, il grande protagonista della Next Gen di Trento, ha finito con 10.5 punti e 4.0 rimbalzi per gara. L’unica tripla della finale con il Barcellona è stata quella che ha scavato i sei punti di massimo vantaggio, il momento della massima illusione. Lonati ha cominciato a giocare a basket a Magenta ma è arrivato all’Olimpia quando ancora era al minibasket. Garavaglia nel minibasket biancorosso ha giocato tre anni interi. Prodotti della “Mini Olimpia” sono anche Jacopo Alberti, Riccardo Casella, Omar Karem, anche lui sotto età, il playmaker della Nazionale giovanile marocchina, più Lorenzo Zampieri e Guglielmo Youssef che erano nella squadra di Trento ma non a Belgrado, come Francesco Marcucci, l’unico 19enne che era utilizzabile in Italia ma non in campo europeo. Rappresentano un tributo al lavoro degli istruttori e poi di tutti gli allenatori che li hanno seguiti e li stanno seguendo.

Diego Garavaglia contro il Barcellona

Il Capitano dell’Olimpia in queste due competizioni era Riccardo Casella, che in finale è partito in quintetto. È un playmaker piccolo che potrebbe rivivere la parabola di altri giocatori bravi a sconfiggere i giudizi preconfezionati. Anche quest’anno, ha segnato 7.5 punti di media a Belgrado, ha segnato 13 punti pesantissimi contro la Stella Rossa, ne ha segnati 10 in finale contro avversari nel suo ruolo 15 centimetri più alti e venti chili più pesanti. Quando il Barcellona a inizio gara ha tentato di mettere subito le cose in chiaro prendendo nove punti di vantaggio, lui ha risposto con otto punti di fila. Un segnale anche per i compagni, fortissimo. Casella non è un nazionale, ma è un elemento importante di questa squadra. Come anche Davide Toffanin, arrivato da Agrate Brianza, un esterno che ha fisico, sbaglia poco in attacco e fa tante piccole cose soprattutto in difesa. Toffanin, Suigo (Varese) non sono “nati” con l’Olimpia, ma sono stati reclutati in Lombardia. Leo Van Elswik è il figlio di un ex giocatore che ha militato nella Viola Reggio Calabria. La madre è reggina. Lui lo scorso anno giocava a Badalona in Spagna, ma ha scelto la Nazionale italiana e da quest’anno è a Milano.

Due parole è giusto spenderle sui due aggregati che hanno aiutato in questi tornei e si sono integrati come fossero membri a tutti gli effetti della squadra. A Trento, come in due delle tre tappe della Next Gen, c’era Francesco Ferrari che è di Borgomanero, un 2005. A Belgrado c’era Andrija Josovic, ala forte montenegrina, che gioca a Tortona: era stato un avversario a Trento, è diventato un alleato in Serbia. La bellezza di questo gruppo è che li hanno incorporati fin dal giorno uno. Una bellissima storia.  

Riccardo Casella è l’emblema di cosa sia un Capitano coraggioso

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