Giovedì alle 20.45 al Mediolanum Forum l’Olimpia (qui per acquistare i biglietti) va in campo contro lo Zalgiris Kaunas in una partita cruciale di questa EuroLeague perché le possibilità di lottare fino in fondo per un posto nei playoff aumenterebbero di molto con una vittoria sulla squadra che rappresenta il paese più appassionato d’Europa. Di cui qui trovate la storia.

La storia dello Zalgiris Kaunas fa parte della storia stessa del basket europeo. La Lituania è chiaramente il primo paese d’Europa in termini di passione e popolarità: tutto nacque negli anni ’30 quando la federazione locale convinse un americano di Los Angeles, stella di UCLA, Frank Lubin, a trasferirsi nella terra dei suoi genitori e insegnare pallacanestro. I lituani modificarono il cognome in Lubinas e lui fece molto di più che insegnare pallacanestro: convinse alcuni giocatori americani con le sue stesse origini a vestire la maglia della Nazionale. La Lituania vinse il titolo europeo nel 1937 e si conquistò il diritto di organizzare gli Europei del 1939 a Kaunas. La prima grande arena di Kaunas venne costruita così. Ancora adesso ospita alcune partite di campionato dello Zalgiris.

Lubin dovette lasciare la Lituania per tornare in America all’alba della seconda guerra mondiale ma ormai il seme del basket era stato gettato. I giocatori lituani vennero cooptati nella Nazionale sovietica del secondo dopo guerra e negli anni ’80 ne diventarono fulcro e anima. Quando l’URSS vinse a Seul 1988 in quintetto c’erano Saraunas Marciulionis, Rimas Kurtinaitis e Arvydas Sabonis. Valdemaras Homicius e Sergei Iovaisha erano altri uomini chiave di quella nazionale poco russa e molto baltica. Marciulionis ha avuto una grandissima carriera NBA, a Golden State, ma il giocatore più noto è ovviamente Sabonis. L’epoca d’oro del basket lituano è nata con lui: ottenuta l’indipendenza, la Lituania tornò a giocare nelle competizioni internazionali per la prima volta alle Olimpia di Barcellona 1992 dove vinse subito la medaglia di bronzo. Quattro anni dopo si è ripetuta ad Atlanta. Da allora la Nazionale lituana è sempre stata una superpotenza mondiale. Ha vinto un titolo europeo, sfornato giocatori di altissimo livello, da Sarunas Jasikevicius, oggi coach dello Zalgiris, alle stelle odierne Domantas Sabonis (Indiana Pacers) e Jonas Valanciunas (Toronto Raptors). Lo Zalgiris nel 1998 vinse la seconda coppa europea, nel 1999 a Monaco diventò per la prima volta Campione d’Europa. Lo scorso anno è tornato alle Final Four di EuroLeague.

Se Lubin/Lubinas è stato il padre del basket lituano, Arvydas Sabonis ne è diventato il simbolo nonostante una carriera ricca di colpi di scena, cadute e resurrezioni. Precocissima star di livello europeo, 2.21 di statura e un tiro devastante, passatore sublime, era nato come atleta strepitoso in rapporto alla stessa taglia. Ma una serie di infortuni al tendine d’Achille non solo ne limitarono la mobilità originale ma lo costrinsero a lunghi stop. Nel 1988 fece nascere involontariamente un incidente diplomatico. I suoi diritti NBA appartenevano ai Portland Trail Blazers ma a quei tempi era complicato portare in America un giocatore del blocco comunista. In quel periodo storico però gli interessi erano coincidenti: i sovietici volevano rimettere Sabonis in piedi per le Olimpiadi e i Trail Blazers volevano occuparsi dell’operazione e della riabilitazione per portarlo nella NBA un giorno. Sabonis trascinò l’URSS al titolo olimpico e il coach della Nazionale americana, John Thompson, gridò alla vergogna: i medici di Portland avevano aiutato i sovietici a battere gli americani!

Sabonis nella NBA sarebbe andato dopo altri otto anni, diventando uno dei rookie più anziani di sempre. Prima aveva giocato a Valladolid e quindi vinto il titolo europeo con il Real Madrid. Fece in tempo a fare una carriera significativa a Portland da centro titolare di una squadra che lottava per il vertice. Il suo avversario era Shaquille O’Neal addirittura.

Ma prima che succedesse tutto questo, anche prima dello show olimpico di Seul, Sabonis era stato il giovanissimo avversario di Dino Meneghin nelle battaglie tra l’Olimpia e lo Zalgiris in un’era in cui il basket europeo sfoggiava talenti incredibili. Ad esempio nel 1985 e 1986 l’EuroLeague di allora fu vinta dal Cibona Zagabria di Drazen Petrovic. Nel 1986 lo Zalgiris perse la finale contro il Cibona. Ma ci riprovò nel 1987 quando l’asse D’Antoni-Meneghin-McAdoo si rivelò imbattibile per chiunque. Sabonis troneggiava sopra Meneghin, circa 15 centimetri più alto, più giovane, più dotato di talento. Meneghin però era un duro, era esperto e sapeva come cavarsela. L’8 gennaio 1987 l’Olimpia vinse 85-81 contro lo Zalgiris; un mese e mezzo dopo a Kaunas, McAdoo segnò 30 punti e l’Olimpia vinse 100-95 volando verso la finale europea vinta a Losanna.

Qui sotto la partita Olimpia-Zalgiris giocata a Milano nel 1987

 

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