Non ci sono pause in EuroLeague: la settimana entrante l’Olimpia tornerà in campo al Mediolanum Forum contro Gran Canaria quindi lo stop è soprattutto un fatto mentale, dovuto alla sosta che osserverà la Serie A come le altre leghe europee a causa degli impegni delle Nazionali. Ma questa coincidenza, unita all’aver bruciato 10 gare di stagione regolare, quindi un terzo del suo svolgimento permette di fare un primo bilancio. L’Olimpia ha vinto sei delle prime 10 partite, divise equamente tra gare interne ed esterne. Il cammino è stato finora molto soddisfacente, non solo perché la proiezione attuale sarebbe di 18 vittorie, tantissime, ma perché la squadra è stata capace di vincere le gare che andavano vinte, sia in casa che fuori, con l’aggiunta dell’impresa di Atene con l’Olympiacos. Con il senno di poi, forse, la squadra meritava almeno una vittoria in più ma è anche vero che due successi sono arrivati di un punto e per quanto l’Olimpia avesse meritato di vincere quelle due gare gli episodi avrebbero anche potuto condannarla. Oggi l’Olimpia è collocata tra il sesto e l’ottavo posto, ma con due vittorie di vantaggio sulle none. Lo scorso anno aveva quattro vittorie alla fine del girone di andata. Il confronto non si pone. “Rispetto all’anno scorso le novità vere sono state Mike James e Jeff Brooks – dice il Coach Simone Pianigiani – perché Nedovic ha giocato pochissimo e così sia Della Valle che Burns. La differenza è che un anno fa eravamo tutti nuovi, con tanti rookie, mentre sfruttiamo il lavoro svolto nel tempo con i giocatori che erano già qui”.

FATTORE NEDOVIC – Ovviamente c’è rammarico per lo sporadico impiego di un giocatore cruciale come Nemanja Nedovic, presente a tutti gli effetti in sole tre gare (con vittorie a Podgorica e Atene) più per 15 minuti nella trasferta di Istanbul con il Darussafaka (altra vittoria). Con Nedovic, l’Olimpia è 3-1 ma non è questo il punto, perché la sua assenza – unita a quella contemporanea di Amedeo Della Valle – ha tolto alla squadra un giocatore creativo, un risolutore in più e forzato Dairis Bertans ad un ruolo differente (Bertans peraltro dopo 10 giornate ha il 54.3 % nel tiro da tre).

LA QUOTA PLAYOFF – Nelle due stagioni in cui si è giocato con questo format, la quota playoff è stata 16 vittorie ma nel 2016/17 ci arrivarono due squadre e una – la Stella Rossa – rimase fuori a causa degli scontri diretti con il Darussafaka. Nel 2017/18 sarebbero bastate comunque anche 15 vittorie per entrare nei playoff. Cifre alla mano, questo complica il percorso di chi è rimasto attardato. Chi ha due vittorie (ad esempio il Maccabi) ha bisogno di “chiudere” la stagione con un 14-6, il 70 % di successi, per raggiungere quella soglia: non è impossibile ma è molto difficile. Chi ha tre vittorie (come la prossima avversaria, Gran Canaria) deve prepararsi a “finire” 13-7, il 65 %. Oggi le prime escluse hanno quattro vittorie e per toccare i 16 successi dovrebbero finire 12-8 che ovviamente è già più ragionevole come obiettivo. Sulla carta è quella la soglia che separa chi è pienamente in corsa da chi deve recuperare terreno. Però è vero che il calendario ha favorito qualche squadra e ne ha danneggiate altre.

L’EFFETTO CALENDARIO – Il calendario incide per il numero di gare in trasferta o in casa. Ad esempio, Maccabi e Barcellona hanno giocato in trasferta sei delle prime otto partite. Ma non è solo questa la discriminante: ci sono squadre – vedi Olympiacos – che hanno già affrontato le cosiddette “Big Three” (Real Madrid, CSKA, Fenerbahce) e quindi avranno una parte finale del girone di andata in discesa. L’Olimpia ha giocato cinque gare in casa e cinque fuori, ha giocato con due delle “Big Three” quindi ha avuto un calendario nella norma, equilibrato. Finisce il girone di andata con due gare interne e tre esterne. Nel girone di ritorno avrà otto gare a Milano e sette fuori.

In casa: CSKA Mosca 4-0; Fenerbahce 4-0; Real Madrid 5-1; Panathinaikos 4-1; Efes 4-1; Milano 3-2; Barcellona 3-2; Olympiacos 3-2; Bayern 3-3; Kirolbet Vitoria 2-2; Khimki 2-3; Gran Canaria 2-3; Maccabi 1-3; Buducnost 1-4; Darussafaka 1-4; Zalgiris 1-5.

Fuori casa: CSKA Mosca 5-1; Fenerbahce 5-1; Efes 4-1; Real Madrid 3-1; Zalgiris 3-1: Milano 3-2; Olympiacos 3-2; Barcellona 3-2; Khimki 2-3; Bayern 1-3; Panathinaikos 1-4; Kirolbet Vitoria 1-5; Gran Canaria 1-4; Maccabi 1-5; Buducnost 0-5; Darussafaka 0-5

MIKE JAMES FOR MVP? – Mike James è secondo nei punti segnati, terzo negli assist e quarto nelle palle rubate. Il numero enorme di assist, ne ha avuti 12 contro il CSKA, 10 a Barcellona, è una conseguenza delle attenzioni che gli vengono riservate dalle difese avversarie, un concetto enfatizzato dall’assenza di Nedovic : da un lato gli sporcano le percentuali e dall’altro lui le punisce armando i compagni. Oggi, James (superati i 300 assist in carriera) è un legittimo contendente al titolo di MVP delle prime 10 partite o quantomeno per i due quintetti ideali della stagione pur occupando un ruolo molto profondo in termini di talento, basti pensare ai “mostri sacri” del ruolo Vassilis Spanoulis, Sergio Llull, Sergio Rodriguez più Nick Calathes (primo negli assist), Alexey Shved (primo realizzatore) e tante altre stelle. Il discorso vale anche per Arturas Gudaitis, unico “non starter” tra i primi 10 della valutazione. Gudaitis è andato in doppia cifra in nove gare su 10 e 13 delle ultime 14. Anche nel suo caso, il ruolo vive un momento importante in EuroLeague, con Jan Vesely, il ritorno ad altissimi livelli di Ante Tomic, Nikola Milutinov, Brandon Davies, ma di sicuro è a quei livelli di rendimento. L’altro grande protagonista delle prime 10 partite è stato Vlado Micov: le sue cifre riflettono un rendimento mai stato così alto in otto anni di EuroLeague, sia per quantità (31.2 minuti per gara, 16.0 punti per partita, quarto realizzatore) che per qualità. Micov ha piazzato tre prove da oltre venti punti: in carriera non gli era mai successo più di una volta per stagione. Infine, Jeff Brooks, settimo rimbalzista della competizione, sceondo tra le ali dietro Will Clyburn.

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