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SENSAZIONI – “Sono carico, è un onore far parte di un club con le tradizioni dell’Olimpia e con le aspirazioni che si porta dietro. L’Olimpia è andata spesso vicina alla vittoria in questi anni, si è scontrata contro Siena ma adesso è arrivato il suo momento. Essere stato chiamato a giocare qui adesso è fantastico. Personalmente mi dà la possibilità di mettermi in discussione ad alto livello e dimostrare cosa posso fare anche in una squadra di questo calibro. Sono felice”.
EUROLEGA – “Quando ho finito il college a New Mexico e sono venuto in Europa sono partito dal livello più basso, ho giocato in Austria e in Olanda, poi in Legadue. Ho conquistato tutto, un gradino alla volta. Adesso sono al livello più alto del basket europeo. E’ una grande sfida, vedere cosa posso fare. In salto in alto che ho compiuto in due anni è stato enorme”.
I PROGRESSI – “Credo che Casale Monferrato mi abbia dato la possibilità di emergere ma nei primi due anni ero confinato dietro Tommaso Fantoni, un amico, ma anche un giocatore con caratteristiche simili alle mie, che era un po’ il volto della squadra, della società e produceva. Così giocavo pochi minuti. Sapevo che se ne avessi avuti di più avrei potuto fare quello che faceva lui ma era giusto così. Ho aspettato il mio turno. E’ arrivato dopo la promozione in Serie A e ho fatto quello che dovevo, che mi aspettavo di fare. A mio credito penso che molti giocatori in quella posizione si sarebbero un minimo abbattuti, io non l’ho fatto, ho tenuto duro e sono stato ripagato”.
IL RUOLO – “Posso giocare sia centro che ala forte, ci sono vantaggi e svantaggi in ambedue le posizioni. Se gioco centro so di essere più veloce e agile del mio avversario ma al tempo stesso lui è più alto o grosso. Se gioco ala forte posso impormi fisicamente, giocare spalle a canestro però magari fatico in difesa contro chi gioca il pick and pop. Ci sono pro e i contro in tutte le situazioni, ma credo i potermela cavare bene in tutte e due le posizioni”.
LE ASPETTATIVE – “Quando ho finito il college non pensavo di giocare ancora a basket. Anzi avevo iniziato un’attività da agente immobiliare. Vendevo case e lo trovavo divertente. Avevo preso il brevetto, me la cavavo bene. Poi mi è stata presentata l’opportunità di giocare ancora un po’ qui in Europa e ho pensato che sarebbe stata una bella esperienza. Ma non credevo di restare qui a lungo. La svolta c’è stata quando finalmente ho avuto il passaporto italiano, Casale mi ha chiamato e le prospettive sono cambiate”.
LE ORIGINI – “Mio padre è italiano al 100%, quindi le nostre origini sono chiare e molto sentite. Veniamo dal Piemonte e per me giocare nel luogo dove sono le mie radici è sempre stato speciale. Ho incontrato numerosi Chiotti in Italia, sto anche cercando di capire se ci sono dei parenti veri. E’ un’esperienza super che si riflette anche sulla mia famiglia che è numerosa e mi segue dalla California”.
GLI ALTRI CENTRI- “Conosco Nicolò Melli perché giocavo contro di lui in Legadue quand’era a Reggio Emilia e poi l’ho apprezzato a Pesaro all’All-Star weekend quand’eravamo insieme in Nazionale. Mi piace perché gioca duro, ha energia, ha un po’ la mia stessa personalità. Bourousis due anni fa mi pare fosse il miglior centro di Eurolega. Ha grandi qualità tecniche, va a destra, a sinistra, tira. Mi ricorda Andrew Bogut: giocavo contro di lui al college e poi fu prima scelta NBA di Milwaukee. Conosco meno Richard Hendrix ma ricordo che ad Alabama era un rimbalzista, stoppatore atletico. Mi pare un’eccellente addizione”.

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