Per Davide Pascolo la semifinale con Trento è come la chiusura di un cerchio. Nei playoffs non aveva mai superato il primo turno e la prima volta in cui l’ha fatto esprimendosi a livelli altissimi – da MVP degli interi quarti di finale – il premio è stato dolceamaro. Giocare contro la squadra che è stata sua per cinque anni, nella quale arrivò lui bambino e lei – Trento – forse già ambiziosa ma di sicuro lontana da dove si trova adesso. Ci saranno solo applausi per Dada Pascolo a Trento. Certi legami sono indissolubili e Pascolo è uno che sa farsi amare. È stato così anche a Milano. Gioca dando tutto, cuore in mano al punto che entra a pieno titolo nella galleria dei tanti combattenti che hanno vestito la maglia rossa dell’Olimpia. Ma in questo ipotetico albo d’oro occupato da giocatori di grande cuore e spesso modeste qualità tecniche lui rappresenta un’anomalia. Perché Dada Pascolo è uno che sa fare canestro. 

Quando ha giocato contro Trento la prima volta, nel girone di andata, era in fondo alla panchina. La partita di ritorno arrivò in un momento di emergenza assoluta, dopo la vittoria di Kaunas, in un vuoto di energie totale. Questo è il vero battesimo del fuoco. Perché Pascolo non è più un comprimario. È partito in quintetto nelle tre vittorie su Capo d’Orlando, ha un ruolo definito e importante. Ha dovuto adattarsi, alla competizione, alle regole della panchina lunga e all’ambiente. Ma è arrivato e continua a crescere. Migliorato nel tiro da tre, nelle letture. Pascolo è un giocatore intelligente, sa quando e come tagliare, sa correre e come attaccare il ferro o usare il suo fade-away. È un rimbalzista offensivo. E un passatore sottovalutato.

Quindi rimarcare continuamente che abbia limiti atletici è irrilevante perché ha qualità costruite e affinate in ore di allenamento che vanno al di là di tutto. Pascolo è sempre l’ultimo ad andare via dall’allenamento perché resta sempre a tirare. Vale in ogni momento. Dopo un allenamento di routine, dopo lo shootaround che precede una gara, vale persino nel preriscaldamento quando immancabilmente qualcuno deve ricordargli che mancano 40 minuti alla palla a due e la squadra lo sta aspettando. Vale quando si rientra in panchina prima della palla o due o prima del secondo tempo. Vale sempre. C’è sempre un tiro in più da prendere, provare, eseguire per rafforzare le proprie certezze.

E’ vero, non ha un tiro uscito direttamente dai libri di tecnica. Nessuno insegnerà mai un ragazzino a tirare come Dada Pascolo. Ma lui sa bene che quel tiro ricorda quello di Mike Sylvester, un grande dell’Olimpia anni ’70 (e più avanti di Pesaro, Rimini, Bologna), un tiro micidiale eseguito portando il pallone tutto dietro la testa. Una volta c’erano più tecniche singolari, meno omologate. Chi seguiva la NBA negli anni ’80 forse ricorda Jamaal Wilkes, ala dei Lakers: tirava muovendo il pallone in senso circolare poi dietro la testa e infine segnava. “Il mio tiro ha sempre funzionato, per cui nessuno ha mai tentato di cambiarlo”, dice Pascolo. E forse se anche qualcuno avesse provato non ci sarebbe riuscito, perché quello che spesso sfugge di Pascolo è questo: ha grande fiducia in tutto quello che fa e in come lo fa.

Se tutto portano le calze corte, lui le porta lunghe: “Le usava così mio padre e io ho cominciato a usarle come le sue e poi sono rimaste”. Il padre Andrea Pascolo era un eccellente giocatore, ha fatto tanta Serie B, è stato un buon professionista. Friulano, ha speso gli anni migliori della carriera in Sicilia. Sono leggermente nomadi i Pascolo: il fratello di Dada, Marco Pascolo, ha giocato nel South Dakota in un piccolo college. La base però resta Udine dove Davide ha debuttato in Serie A, segnato il suo primo canestro, giocato le finali nazionali diventando quindi un giocatore di interesse azzurro (ha fatto parte della Under 20 in un Europeo). Udine significa Udinese, la sua squadra del cuore, come il calcio è uno sport che lo affascina, che segue, che gioca (ok, non sul prato verde, è piuttosto un eccellente fantacalciatore). Ha uno spirito naif, che forse è il suo segreto: in trasferta non si barrica in camera. Che ci sia caldo oppure neve, la sua passeggiata perlustrativa è obbligatoria, quasi quanto l’acquisto di una maglia di una squadra di calcio locale, meglio se appartenente ad un giocatore cult più che ad una stella. Non ha mai rifiutato un autografo o una foto perché lui da bambino era il primo a chiederlo e sa cosa significhi sentirsi snobbare. Lui non snobba mai nessuno. Può sorprendere in mille modi diversi. Menzionando una storia di NBA che risale a 14 anni prima che nascesse (per gli interessati: il time-out di Paul Westphal che Phoenix non aveva in una Finale contro Boston), parlando di politica economica o sociale, informandosi di Fiba ed EuroLeague o del minimo di capienza degli impianti per la futura Serie A. Oppure raccontando di quando da bambino giocava da solo intere partite, spesso di NBA, tenendo conto di tutto, dal tempo al tabellino. Duravano ore e lui, perso in quel mondo fantastico, ogni giorno diventava un giocatore.

Ma dietro questo look da antipersonaggio o giocatore che non si prende mai troppo sul serio, nasconde il segreto del suo successo. Pascolo, per cominciare, è un lavoratore incredibile: i suoi progressi non sono casuali, repentini, sono sudati. Nessuno legge lo scouting report degli avversari più di quanto lo faccia lui. O esplora i confini della propria tecnica quanto lui, dall’uso del piede perno al perfezionamento del floater, quella specie di tiro arcobaleno effettuato rilasciando la palla quasi in sottomano dall’altezza della spalla e anticipando la risposta del difensore. Quel tiro che sembra quasi casuale è provato migliaia di volte alla settimana. Preparazione e impegno sono le fondamenta della sua forza caratteriale: qualunque cosa succeda, lui non si smonta, qualunque cosa succeda, bella o brutta, lo rende solo migliore, più forte. Quando ha debuttato in Eurocup è stato incluso nel primo quintetto della competizione. In EuroLeague ha svoltato partite impossibili. Nei quarti dei playoffs è stato a tratti dominante. La storia continua.

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