Quando arrivò a Milano era il 2010. L’allenatore dell’Olimpia era Piero Bucchi, lui sarebbe stato allenato anche da Dan Peterson, aveva 19 anni, giocò il finale di stagione a Pesaro. Era un talento imberbe, ancora un prospetto, si lasciava crescere i riccioli biondi, e avrebbe usato i cinque anni successivi per scalare le gerarchie. Prima all’interno della squadra poi in Nazionale e infine nel panorama europeo.
Nicolò Melli rientrerà domani al Mediolanum Forum per la prima volta dal 2015. Questa volta da avversario, alla guida del Brose Bamberg in una partita purtroppo senza valore di classifica ma pur sempre di EuroLeague. Oggi Melli è un’ala forte importante, rimbalzista e difensore ed eccellente tiratore. Da quando ha lasciato Milano nell’estate del 2015, in Germania, ha vinto molto. E l’Olimpia ha vinto molto in Italia. Ma Melli è emotivamente percepito come uno di noi, uno della famiglia biancorossa. Melli adesso è un top player, un prodotto delle giovanili di Reggio Emilia ma è soprattutto un ragazzo che si è formato al Lido, che a Milano è diventato prima adulto come persona – anche se maturo lo è sempre stato – e poi grande come giocatore. Nelle ultime due stagioni milanesi è stato uno starter. Ha vinto lo scudetto del 2014. In gara 7 contro Siena fu memorabile. Doppia doppia, presenza difensiva e l’urlo liberatorio a fine partita. L’urlo di Melli. L’urlo dello scudetto.
Anche da avversario, sarà sempre uno di noi. Ci sono amori che non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Anche da avversario sarà bello rivederlo qui Nicolò Melli.

Condividi l’articolo con i tuoi amici e supporta la squadra

Condividi l’articolo con i tuoi amici e supporta la squadra

URL Copied to clipboard! icon-share